Domenico Riccio - Tamerlano

“Tamerlano”, terzo volume della “Trilogia del Fato” (Confucio, Alessandro, Tamerlano, è un viaggio nella mente di uno dei più grandi conquistatori della storia, ma non è un racconto di gloria e potere. Attraverso i suoi pensieri crudi e penetranti, Tamerlano riflette sulla violenza della guerra, sul significato della vita e sull’inevitabilità della morte. Alla vigilia della battaglia di Ankara, che deciderà il destino di due imperi, Tamerlano si confronta con il vuoto della vittoria, la fragilità del potere e il peso di mandare uomini a morire. Ogni conquista, ogni trionfo è accompagnato da domande senza risposta: che senso ha vincere se la violenza non porta alcuna ragione? La pace corrompe l’animo, ma la guerra distrugge l’uomo, e tra questi due estremi, Tamerlano cerca la verità, ma trova solo il vuoto. Con uno stile asciutto e tagliente, il libro esplora la solitudine del comando e la consapevolezza che ogni vittoria è solo un’altra forma di sconfitta. “Tamerlano” non è una celebrazione del potere, ma una riflessione sull’inutilità della violenza e sul destino di chi, pur vincendo, non può mai veramente trionfare.

Indice
L’Opera
Tamerlano – Il prezzo della vittoria
L’Autore
Tamerlano
Il destino di Tamerlano
Il mio corpo vale più di mille parole
L’oscurità e la luce
Oltre il mondo
Esistere è combattere
La tristezza del mondo
La perfezione della morte
Il volto del Sole
La storia del mio corpo non è più la mia storia
Ho perso tutto e così mi sono ritrovato
Non c’è salvezza neppure nella follia
Restare in piedi fino alla fine
La tristezza ha radici profonde, mentre più effimera è la gioia
Il peso dei sentimenti
Il pericolo delle parole
Per una testa che non hai tagliato
Il presente non è qui
Il silenzio del potere
La verità è oscura e nell’oscurità affini i sensi
Io non so più niente
Il poco e il molto sono umani, il tutto e il nulla sono divini
Domani sceglierò la vittoria
Prima o poi io sarò morto
Il giudizio degli uomini
La stupidità ha sempre ragione
La raffinatezza della dissoluzione
Il gioco delle ombre
L’eternità delle parole
La dea guerra
La fragilità del potere
La battaglia contro il tempo
La preziosità dell’oro sta nella mia avidità, la sua bellezza è nel mio desiderio
La solitudine della verità
I morti credono di essere vivi
Questa terra ha qualcosa che non va
La semplicità di uccidere e la difficoltà di salvare
Il potere della mediocrità
In questo mondo non c’è forza senza violenza
La vita non ha ragione d’esistere
Esistono altri universi in ognuno di noi e non riusciamo a comunicarceli
Il gioco cieco del potere
L’unico merito che attribuisco alla parola è quello di aver nobilitato il silenzio
Dio è l’unica soluzione
L’abitudine alla vita
Nessuno dovrebbe mandare a morte il suo simile senza aver scontato almeno una volta la stessa pena. Nessuno dovrebbe uccidere senza essere morto almeno una volta
La corruzione della pace, la crudeltà della guerra
La vittoria senza ragione

Il destino di Tamerlano
L’alba del 20 luglio 1402 si affaccia sul mondo con un manto di luce pallida, ma la terra di Ankara non conoscerà pace. Qui, sul campo di battaglia, il destino di due imperi si decide, e io, Tamerlano, sono l’artefice di questo scontro. Di fronte a me si estende l’esercito di Bayezid, un nemico potente, un sovrano fiero. Ma oggi non è il giorno della paura o del dubbio. Oggi è il giorno in cui il mio destino si compirà.
Questo è un libro di pensieri, di riflessioni nate nel cuore di un uomo che ha vissuto e guidato nel mezzo della guerra, che ha visto la gloria e l’orrore della vita e della morte. Sono Tamerlano, l’imperatore, il conquistatore, il guerriero. Ma oltre alla corona e alla spada, sono anche un uomo che ha conosciuto l’abisso, che ha guardato dentro se stesso e ha trovato domande senza risposte. Domande sul potere, sulla vita, sulla morte, sulla follia che spinge l’uomo a distruggere ciò che ha costruito. In queste pagine, sono raccolti i miei pensieri mentre mi preparo per la battaglia decisiva, e mentre ne affronto le conseguenze. Qui non c’è spazio per le menzogne dei vincitori, per le storie glorificate che cancellano la sofferenza. Qui c’è solo la nuda verità del potere, della guerra, della solitudine.
Il destino è scritto dalla volontà di Dio, o almeno così mi hanno insegnato. Ma se il mio destino è segnato, se ogni mio respiro è parte di un disegno divino, allora perché continuo a cercare risposte? Perché la guerra? Perché la vita e la morte sembrano danzare insieme, in un ciclo crudele e infinito? Ogni conquista mi avvicina alla grandezza, ma al tempo stesso mi lascia con un vuoto che cresce, con la consapevolezza che la violenza, in fondo, è inutile, un gioco senza fine che ci distrugge tutti. Sono io a guidare gli eserciti, a dare l’ordine di uccidere, eppure mi chiedo ogni volta quale sia la verità dietro a tutto questo.
La guerra è il mio mondo, il regno in cui sono cresciuto, il campo su cui ho costruito il mio impero. Ma ho imparato che la guerra non è mai giusta, non ha mai ragione, non porta mai risposte. Vincere non significa essere nel giusto, significa solo che il più forte impone la propria volontà, che la ragione è data dalla forza e non dalla verità. Ogni vittoria è un atto di sopraffazione, e anche il trionfo più grande è solo un altro capitolo di violenza insensata. In questa introduzione, non vi troverete di fronte un re che esalta le sue conquiste. Vi troverete di fronte a un uomo che cerca di capire, che ha attraversato il mondo e ha visto il nulla al cuore di ogni battaglia.
Non sappiamo più apprezzare né la pace né la guerra. Ci corrompiamo nella tranquillità e diventiamo bestie nel conflitto. È una lezione che ho imparato presto, e che si è radicata dentro di me come una verità amara. Siamo tutti schiavi delle circostanze, incapaci di vivere nel giusto equilibrio, sempre pronti a passare dalla debolezza alla crudeltà. Ma la pace, come la guerra, è solo un’illusione temporanea, un momento fragile in cui ci perdiamo, dimenticando ciò che ci rende veramente vivi.
E ora, qui, alla vigilia di una battaglia che deciderà il destino del mondo conosciuto, mi trovo ancora una volta a riflettere sul significato di tutto questo. La morte è inevitabile, eppure continuo a ordinarla, come se la mia volontà potesse piegare il destino stesso. Nessuno dovrebbe mandare a morte il suo simile senza aver scontato almeno una volta la stessa pena, eppure lo faccio, con la consapevolezza che la morte è una realtà che non posso comprendere fino a quando non la incontrerò io stesso.
La vittoria è mia, ma cosa significa davvero vincere? Avere ragione perché ho sopraffatto il nemico? O forse, la vittoria non è altro che una maschera dietro cui si nasconde il vuoto, la verità che la violenza non porta mai giustizia, ma solo ulteriore sofferenza? Ho vinto, ma a che prezzo? Il campo di battaglia, ora silenzioso, è testimone del mio trionfo, ma anche della fragilità di ogni conquista.
Questo libro non è una celebrazione della mia gloria. È un viaggio nella mente di un uomo che ha conosciuto il potere, che lo ha esercitato senza pietà, e che, nel farlo, ha capito quanto sia vuoto e fragile. Ogni vittoria porta con sé una nuova domanda, ogni conquista lascia dietro di sé una scia di dubbi. La vita, così come la guerra, è un ciclo senza fine, una ricerca di risposte che forse non troverò mai.
E così, mentre l’alba illumina i corpi sparsi sul campo e la mia vittoria viene proclamata, io, Tamerlano, continuo a cercare. Cerco un senso in tutto questo. Un senso che forse non esiste, o che forse è troppo grande per essere compreso. Ma continuerò a cercare, perché è l’unica cosa che posso fare. Continuare a vivere, a combattere, a cercare la verità in un mondo di violenza e caos.
Benvenuti nel mio regno. Un regno fatto di conquiste, di sangue, di domande senza risposte. Benvenuti nella mente di un uomo che ha vinto il mondo, ma che continua a chiedersi perché.