Domenico Riccio - Samuele
Nell’oscurità del mondo si alza Samuele, il profeta scelto dall’Eterno per portare la sua parola tra gli uomini. Ma non è soltanto un messaggero: Samuele è colui che cammina tra la luce della rivelazione e l’abisso del dubbio, confrontandosi con la debolezza umana e l'ira divina. Attraverso le sue visioni, la voce dell’Eterno risuona forte, richiamando un popolo smarrito alla sua guida e ammonendo contro gli inganni dell’idolatria. Le sue parole sono spade che trafiggono l’anima, i suoi gesti sono segni di una volontà superiore che tutto muove. In questo secondo volume della “Trilogia della Profezia” (Elia, Samuele, Geremia), l’autore ci conduce in un racconto di intensa sacralità e riflessione, dove il destino di Samuele si intreccia con la sorte di un’umanità perduta, e la redenzione appare come una promessa lontana, ma inevitabile. Un’opera di fede e mistero, destinata a scolpire nell’animo domande profonde.
Indice
L’Opera
Samuele – Il viaggio del profeta
L’Autore
Samuele
Cantico
Teofania
Undici discepoli
Trasfigurazione
Tormento e benedizione
Il mio nemico
Ciò che fu scritto
L’estasi del volo
Il re parla
Il giorno della fine
Samuele muore la prima volta
Il tempio
Acab
La malattia
La strada
Prima che il passato cambi
Chi conosce è oscuro
La felicità
La stoltezza di Dio
Io sono immortale
La cosa giusta
Ogni cosa
Teofania
Samuele aveva perso le speranze di salvare l’uomo. Così, al margine di quella stessa sera, fu preso dalla nube e riportato al più abbagliante giorno d’estate.
Ed il sole gli rivolse la parola e gli dettò quanto avrebbe riportato all’uomo:
«Non avere paura, ti ho detto. Eppure tu non avevi timore di Dio. La tua trepidazione era la stessa di Adamo che si nascondeva dopo essersi cibato del frutto. Piegato e senza guardare verso di me hai detto: “Da tempo ho smesso di servirti e tu non sei il mio Signore”.
Ora stai ricordando. È la stessa via che hai percorso verso la perdizione. Hai spezzato il giogo e rotto i legami dimenticando da dove ti ho tratto e ti sei risvegliato per un sentiero scosceso quando si è fatto buio intorno a te.
Chiama Baal, adesso! Rivolgi lo sguardo supplichevole ai tuoi dei stranieri, ai re, ai principi, ai sacerdoti e ai loro profeti. Ti risponderanno nella loro lingua e tu non li capirai. Sentirai agghiacciare il tuo cuore.
Ti svegli solamente ora mentre abbracci una pietra sul tuo cammino e la chiami: “Madre!”.
Hai costruito tanti piccoli dei: che fine hanno fatto ora? Li hai riscoperti fantocci, pezzi di legno e cocci. Questo erano anche prima ed i fumi dei tuoi sacrifici non sono bastati per attribuire loro un’anima.
Quante volte l’Eterno dovrà perdonare? Non è questa la domanda. Non riusciresti a spazientire il tuo Dio. Ma che senso ha vivere senza la correzione di Dio. Perché pascolare senza regola, tra i lupi e senza guida. E chi verrà a mungermi del latte? Chi mi aiuterà nel parto.
Mille sono gli dei che ti sei creato. Con le tue mani li hai plasmati. La creta e il legno e la pietra è la loro sostanza. E tu credi che creta, legno e pietra possano trovare un’anima? Parli di fronte a delle statue vuote. Come è vuota la tua anima.
Essi sono diventati numerosi. Come le città di Giuda. Più loro crescono, più si levano le anime dalle città. I loro abitanti divengono esanimi. Senza legge, senza onore, senza memoria colpiscono i profeti che io mando loro.
Il ferro è il destino dei profeti. Come se la parola si potesse fermare! Che le tue orecchie non odano i lamenti dei miei servitori! Anche girato puoi vedere le nefandezze che ti vuoi far nascondere.
La tua sventura è la tua coscienza. Ma non basta il vino a farla scomparire. Essa ti perseguiterà anche da morto, mentre vagherai – corpo senz’anima – alla ricerca del tuo feretro morto in battaglia, non scoraggiato dal fetore che sale dai cadaveri in putrefazione. Allora la tua cecità non ti lascerà vedere lo spettacolo della tua ignominia.
Chi sono quei corpi? I tuoi giovani leoni immolati per nulla. Lasciati al nulla. Senza che il caso li ricomprendesse. Morire per niente. Venditori di morte altrui.
Chi parla non si sacrifica.
Chi si sacrifica muore per un altro.
Chi muore, uccide anche se stesso.
Tutti muoiono su questa terra.
Perché nessuno sa più vivere.
Mille volte avete chiamato la morte, mille nomi le avete dato: è questa la vostra scienza!
La conoscete nel suo intimo. Avete voluto impararla più di ogni altra cosa. La morte pretende di condurvi nella vita. Pretende di insegnare cosa fare sulla terra. Avete imparato a morire in molti modi. E soltanto perché avete paura. Non siete più in grado di sopportare la vita. Non siete in grado di orientare i vostri sforzi. Non si costruiscono più templi. E la loro costruzione non vi concede riposo, non vi dà soddisfazione.
Ciò che costruite è fatto per l’uomo. Serve ad impressionare l’uomo. Perché sapete che non potete impressionare l’Eterno. Ed allora ciò che costruite serve pure a nascondervi. Che sia sufficientemente coperto il tempio per nascondervi allo sguardo di Dio. Che siano sufficientemente robuste le sue mura per sfuggire alla sua ira.
Ma perché Iddio dovrebbe provare ira nei vostri confronti, se non la misericordia per lo stolto?
Piccoli uomini su questa terra. Rinchiusi nei loro frenetici formicai. appassiti dalle lotte fratricide. L’uragano li spazzerà via entrambi. Entrambi i formicai verranno distrutti. L’onda li cancellerà. Con tutto il corollario di sdegno. La natura non lascerà traccia della ipocrisia di piccole formiche che si credono grandi al cospetto di Dio. Che si arrogano il diritto di dire che fanno la sua volontà.
Cani miscredenti e bestemmiatori: inghiottitevi la lingua!
Le fiamme non saranno abbastanza il giorno della fine. E ciò prolungherà l’agonia.
Ognuno in lotta con l’altro con in bocca la bestemmia di uccidere per Dio.
Se Dio vuole uccidere l’uomo saprebbe farlo. Ed il giorno della fine verrà. Verrà. Ma non è ancora arrivato.
Vi uccidete di spada liberando la vostra sozzura. Cani vestiti da lupi che imitano i leoni. Vi schiaccerò come bisce senza che il mio piede si infanghi nel vostro sangue. E sarete condannati al nulla eterno.
Dov’è il mio tempio?. Il tempio che mi avevate promesso su questa terra? Il tempio che mi avevano promesso i vostri padri? Il tempio che avevano progettato i padri dei vostri padri? Il tempio di cui avevano gettato le fondamenta al tempo degli avi?
Non sapreste più indicare le fondamenta. Avete lasciato che i rovi vi si stabilissero. E pure se le vedeste o ci inciampaste non le riconoscereste.
Così come avete imparato a non riconoscere Dio. E vi trastullate a punzecchiarvi tra di voi; mentre siete dediti all’autolesionismo; mentre godete scioccamente degli strazi dei vostri simili.
Alzati uomo, io sono l’Unico Dio.
Io sono il Santo.
Io sono il Compassionevole.
Io sono l’Eletto da me stesso.
Io sono il Padre.
Io sono il Figlio e l’Erede.
Io sono il Prediletto.
Io sono il Misericordioso.
Io sono il Re.
Io sono il Principe.
Io sono la Fortezza.
Io sono le sue Torri.
Io sono l’Incantamento.
Io sono la Pace.
Io sono il Buon custode.
Io sono la Porta.
Io sono Colui che apre la porta.
Io sono Colui che chiude la porta.
Io sono Colui che modella.
Io sono Colui che plasma.
Io sono Colui che crea.
Perciò io sono il Creatore.
Ma non basta.
Io sono l’Aumentatore.
Io sono il Munifico.
Io sono il Dominatore.
Io sono Colui che perdona.
Io sono il Fedele.
Io sono il Ricordo.
Io sono Colui che ricorda.
Io sono l’Abbondanza.
Io sono la Pace.
Io sono la Puerizia.
Io sono l’Innocenza.
Io sono il Candore.
Io sono l’Umiltà.
Io sono il Nome per cui ci si umilia.
Io sono Colui che umilia.
Io sono Colui che prepara la via al fato.
Io sono il Fato.
Io sono Colui che chiude il corteo.
Io sono Colui che espande.
Io sono il Giudice.
Io sono il Giusto.
Io sono Colui che chiede il conto.
Io sono il Sublime.
Io sono le Cose belle.
Io sono il Riconoscente.
Io sono l’Inenarrabile.
Io sono l’Ineffabile.
Io sono Colui che non racchiudi.
Io sono Colui che non comprendi.
Io sono Colui che non afferri.
Io sono il Vendicatore dei peccati che hai commesso.
Io sono il Perdonatore nella tua abiura dal male.
Io sono il Grande.
Io sono il Maestoso.
Io sono l’Augusto.
Io sono l’Immenso.
Io sono il Senza confini.
Io sono Colui che conta le cose.
Io sono Colui che le protegge.
Io sono Colui che le custodisce.
Io sono Colui che le ripara.
Io sono Colui che le resuscita.
Io sono il Veritiero e la Verità.
Io sono il Saggio e la Saggezza.
Io sono il Giusto e la Giustizia.
Io sono l’Acqua e il Fuoco.
Io sono la Speranza e la Certezza.
Io sono il Glorioso.
Io sono il Testimone.
Io sono Colui che rende manifesto.
Io sono l’Irremovibile.
Io sono Colui dal quale sorge la vita.
Io sono Colui al quale ritorna la vita.
Io sono l’Impenetrabile.
Io sono l’Imperscrutabile.
Io sono il Primo.
Io sono l’Ultimo.
Io sono la Fermezza.
Io sono la Pietra più grande.
Adesso dimmi: dove sono i tuoi dei? Si levino ora per salvare il loro protetto.
Io lo so: la creta è tornata ad essere creta, e così il legno ad essere legno, e la pietra ad essere pietra.
Ma non hai visto il tuo Dio nella natura più grande. Non hai visto il tuo Dio sollevare le onde. Non hai visto il tuo Dio soggiogare i mari. Non lo hai visto fermare i tremori della terra.
Perché ciò che non hai visto fare, tu oggi lo farai per me!».