Domenico Riccio - Rubedo

Rubedo – L’Amore
Il fuoco consuma, ma non distrugge: trasforma. Rubedo è il compimento, terzo volume della Trilogia del Sigillo, il momento in cui ogni cosa, dopo essere passata per il buio e la luce, si fonde in un'unica essenza. L’Uomo diventa fuoco, diventa l’opera stessa. In questo terzo e ultimo stadio dell’alchimia, l’anima si libera dalle catene del mondo e trova la sua vera forma, unendo ciò che era diviso. Non vi è più lotta, solo fusione: il rosso della creazione, il sangue della vita eterna. Cosa resta quando il fuoco si placa? Cosa diventa l’Uomo quando il suo corpo non è più carne, ma luce? Rubedo è l’incendio finale, il fuoco che brucia e purifica, l’incontro tra l’anima e l’eterno. Attraverso la fiamma, si scopre la pace del compimento. Ora l’opera è completa, e il ciclo si chiude. Nulla è stato vano. Tutto finisce. E tutto ricomincia. Il Sigillo è infranto. L’ultimo sigillo, sigillo di ogni profezia, di ogni sacra scrittura. Nulla è rimasto nascosto, ogni cosa è stata rivelata. Un viaggio nell’infinito e nel profondo, tra cieli e abissi. Un cammino tra il corpo, l’anima, lo spirito. Attraverso le virtù e le cadute, i profeti e i saggi, i santi e i peccatori. Un pellegrinaggio dentro l’essenza stessa del mondo, tra ombre e luci, tra croci e resurrezioni. Elia, Samuele, Geremia. Giuliano, Federico, Tommaso. Gautama, Gilgamesh, Pitagora. Erasmo, Montaigne, Voltaire. Confucio, Alessandro, Tamerlano. Giovanni, Kurt, Laozi. Ipazia, Giovanna, Edith. Sigmund, Carl, Erich. Fino ai piedi di Gesù di Nazaret. Tutti erano lì. Tutti e nessuno. Eravamo noi, eravamo il mondo. E il mondo era universo. E l’universo era amore. Ora, nell’ultima pagina, si compie l’Opera. L’Amore si rivela come il primo e l’ultimo segreto. Non vi è salvezza senza la Croce. Non vi è Croce senza Amore. Ecco il comandamento nuovo: Tutto è Amore. Il Sigillo è spezzato. Ora, entra. Perché l’ultimo mistero è l’Amore. E l’Amore è tutto.

Indice
L’Opera
Rubedo – L’Amore
L’Autore
Rubedo
Dal fuoco rinasce la terra
Freschezza
Le Coscienze della Via
Il Bosco dell’Incertezza
Il Terrore nel Bosco
Ipazia, Luce nella Radura
Giovanna e la battaglia per morire
Edith
Lasciare il corpo
La Montagna delle Virtù
La seconda ascesa e le virtù dell’anima
Il Giudizio dell’Anima
Sigmund e il Giudizio della Colpa
Carl la prova invisibile
Erich il Sistema
L’addio
L’Ascesa dello Spirito
In verità non mi ero mai mosso
Le coscienze perdute
Tutti e Uno
Il Verbo si fece Carne
Il Giudizio dell’Uomo
Il Dio Colpevole
La Luce del Profondo
Il Segno della Croce
Il Sacrificio dell’Amore
Il Cammino della Croce
Il Comandamento dell’Amore
Il Sigillo è l’Amore

Dal fuoco rinasce la terra
Ecco!
Dal fuoco rinasce la terra.
Dalle ceneri si leva il corpo,
non più fatto di polvere,
ma di luce incandescente.

Il cammino era compiuto,
ma la fine era solo l’inizio,
perché non v’è conclusione che non sia un ritorno.
Non v’è alba che non nasca dalla notte.

Lentamente, la fiamma che divora
divenne la fiamma che crea,
e la pietra,
dura come il cuore degli uomini,
fu spezzata.

Il cielo si aprì,
ma non vi fu canto di angeli,
non vi fu luce sfolgorante.
Vi fu solo silenzio.
Un silenzio antico,
che precede e segue ogni parola.

E la Voce parlò:
«Tu che hai attraversato il buio,
sei pronto ora a vedere il volto del fuoco?».

Non risposi.
Perché sapevo che ogni parola sarebbe stata inutile.
Solo il silenzio poteva accogliere la domanda,
solo il vuoto poteva riflettere la Verità.

Camminai.
I miei piedi calpestavano un terreno nuovo,
fatto di sogni e polvere.
Non era il mondo che conoscevo,
ma il mondo che sarebbe venuto.

E nella sua desolazione
trovai la pienezza.

«Chi sono io?»
chiesi infine alla terra,
poiché il cielo taceva.

E la terra rispose:
«Tu sei il fuoco che arde e non consuma,
sei la pietra che si scioglie nelle fiamme.
Sei ciò che resta quando ogni cosa è bruciata».

Il sangue scorreva,
ma non dalle vene,
bensì dalle viscere del mondo.
Era un fiume rosso,
più profondo del mare,
più antico delle montagne.
E in quel fiume vi erano i segreti della creazione,
le parole non dette,
le promesse non mantenute.

La Voce tornò,
come un vento che soffia tra le rovine:
«Ecco,
il Rubedo è giunto.
Il Sigillo è spezzato.
Non cercare più la pietra,
poiché essa ora è parte di te».

Mi guardai,
e vidi la mia pelle mutare,
diventare trasparente come il cristallo.
Il fuoco ardeva sotto di essa,
ma non bruciava.
Era un fuoco freddo,
un fuoco che purificava,
che trasformava ogni cosa che toccava.

Camminai ancora.
Ogni passo era un abbandono,
ogni respiro una rinuncia.
Non vi era più paura,
non vi era più speranza.
Solo la certezza del fuoco.
Solo la certezza che la distruzione non era fine,
ma trasformazione.

«Perché resisti?»
chiese la Voce,
e questa volta era più vicina,
come un’eco nel mio cuore.

«Non resisto»
risposi,
«mi lascio portare».

Allora il cielo si fece nero,
ma non vi era minaccia in quell’oscurità.
Era una coperta che proteggeva,
che nascondeva il mondo vecchio,
affinché il nuovo potesse nascere.

Dal buio sorse una figura.
Era fatta di ombra,
ma i suoi occhi erano fiamme vive.
Non parlò,
ma il suo sguardo conteneva tutto il non detto,
tutto il non compreso.

Mi avvicinai,
senza timore,
poiché sapevo che ciò che mi attendeva non era un nemico,
ma una parte di me.

La figura sollevò una mano,
e nel suo palmo vi era una piccola fiamma,
rossa come il sangue,
rossa come il sole morente.

«Prendila»,
disse.
«Questa è la tua anima,
questa è la tua essenza.
Non vi è più separazione tra te e il fuoco,
non vi è più distanza tra ciò che eri
e ciò che devi diventare».

Allora presi la fiamma,
e nel farlo,
il mio corpo divenne fuoco.
Non vi fu dolore,
non vi fu paura.
Solo una fusione completa,
totale.
Il Rubedo,
l’unione perfetta di tutto ciò che era stato spezzato.

«Ora sai»,
disse la Voce,
«che non vi è più ritorno.
Ora sei il fuoco,
e il fuoco sei tu.
Cammina,
perché il mondo nuovo ha bisogno del tuo passo».

E così camminai,
non più come uomo,
ma come fiamma.
Ogni passo era una scintilla,
ogni respiro un soffio che alimentava il fuoco.

Il cielo si riempì di stelle,
ma non erano più le stelle di un tempo.
Erano fiamme danzanti,
che illuminavano la via.
Una via che non portava a una meta,
ma che era essa stessa il compimento.

Il Rubedo era giunto,
e la mia anima era finalmente libera,
non più prigioniera della carne,
non più legata al mondo.

E nel fuoco,
trovai la pace.