Domenico Riccio - Pitagora
In un viaggio che scava nelle profondità insondabili della mente, Pitagora, terzo volume della “Trilogia del Tempio” (Gautama, Gilgamesh, Pitagora), si inoltra in un enigma ancestrale: ma io quanti sono? L’illusione dell’unità si sgretola, rivelando un caleidoscopio di voci, pulsioni, e frammenti. L’individuo, fragile custode della propria identità, si ritrova a fronteggiare un paradosso: non uno, non due, ma un’infinità di “io” che si agitano e si contendono il dominio. La schizofrenia è la normalità e la normalità è alienazione. Tra caos e ordine, tra luce e ombra, si compone la sinfonia dell’esistenza, una melodia mai risolta, mai completa. Non c’è fine, solo nuovi inizi. Accetta di non essere uno! Accetta di non esistere! In queste pagine aspre e mistiche, l’autore invita il lettore a interrogarsi sulla propria essenza, a perdersi nell’abisso del dubbio, a sfidare la propria unità per comprendere la propria molteplicità. Pitagora non offre risposte semplici, ma un richiamo per chi ha il coraggio di esplorare il proprio mistero.
Indice
L’Opera
Pitagora – Il labirinto del molteplice
L’Autore
Pitagora
Ma io quanti sono?
Io sono uno
Eppure sono due
Due emisferi, un mondo
Due mondi, un cervello
Sono uno e sono due
Ma sono anche altri e due
Una complessità
Ma io sono anche tre: tre cervelli
Oltre la tripartizione
Ma sono anche altri e tre: Es, io e Super-Io
Io sono l’Es
Io sono l’Io
Io sono il Super-io
Ed ulteriori tre: Genitore, Adulto, Bambino
I Genitori
Gli Adulti
I Bambini
Il nostro essere
Io sono tre volte tre
Io sono 37 trilioni di cellule
Una grande nazione
Una manciata di neuroni
La dimensione della memoria
Essi parlano
Ragionamenti sofisticati
Il linguaggio è il ponte
Milioni di miliardi di dati
Alla fine, la fine
Allora io non sono
Ma io quanti sono?
Nell’oscurità della mente umana, in quel labirinto di pensieri e sensazioni, si nasconde un enigma profondo, antico come l’umanità stessa. “Io sono uno”, proclama l’individuo, aggrappandosi con forza a questa certezza come a un faro nella tempesta. Ma basta scavare appena sotto la superficie, e quella certezza si dissolve, come nebbia al sorgere del sole. “Io sono due”, mormora una voce più sottile, più insidiosa, e subito la nostra unità si frantuma, rivelando una verità più complessa, più inquietante.
Così, il viaggio che intraprendiamo non è una semplice esplorazione dell’io, ma una discesa nelle profondità insondabili della coscienza, dove l’identità si rivela come una moltitudine di volti, ognuno con la propria storia, la propria voce. È un viaggio attraverso le stanze segrete della mente, dove ogni porta aperta non conduce a risposte, ma a nuovi interrogativi, a nuovi abissi.
Questo non è un trattato per gli animi deboli o per chi cerca risposte semplici. È un richiamo per coloro che osano guardare oltre il velo delle apparenze, per chi ha il coraggio di affrontare il caos che si cela dietro la maschera dell’unità. Qui, nelle pagine che seguiranno, esploreremo le dualità che ci abitano, le forze opposte che si scontrano e si fondono nel teatro della nostra mente. Esploreremo l’enigma dell’io, quel mistero che si manifesta nella tensione tra il desiderio di essere uno e la realtà di essere molti.
Perché se è vero che “Io sono uno”, è altrettanto vero che “Io sono due”. E non solo due, ma molti, un’infinità di voci che si contendono il controllo, che negoziano la loro esistenza in un perpetuo dialogo tra l’ordine e il caos, tra la luce e l’ombra. E mentre ci addentriamo in questo mistero, ci rendiamo conto che l’identità non è una condizione statica, ma un processo, un divenire, un incessante oscillare tra gli estremi.
Ecco dunque un invito a riflettere, a interrogarsi, a perdersi. Perché la vera conoscenza di sé non risiede nell’affermazione della propria unità, ma nella comprensione della propria molteplicità. E così, mentre leggiamo, ci rendiamo conto che la domanda fondamentale non è “Chi sono io?”, ma “Quanti sono io?”. E nella ricerca di questa risposta, scopriamo che l’io non è una cifra da calcolare, ma un’armonia da comporre, una sinfonia di voci che, pur nella loro diversità, formano il nostro essere.
Preparati, dunque, a questo viaggio. Non sarà facile. Non sarà breve. Ma sarà un viaggio verso la comprensione più profonda di te stesso, verso la scoperta di quell’io che non è uno, ma molti. E forse, alla fine, scoprirai che l’unità non è altro che un’illusione, un sogno fugace. E che la vera essenza dell’essere risiede proprio in quella moltitudine, in quel mistero che è la mente umana.