Domenico Riccio - Nigredo
Il buio. L’inizio di tutto e la fine di ogni cosa. Il Sigillo è stato spezzato, e ciò che era celato nelle profondità del tempo ora risorge. In questa prima tappa del Grande Viaggio, l'Uomo affronta la dissoluzione, la caduta nella materia e l'abbraccio dell'ombra. Le stelle si spengono, il mondo si piega su se stesso, e il tempo si dissolve come polvere al vento. Chi è l'Uomo con la fronte di fuoco e la mano d'ombra? Chi siamo noi, se non frammenti nel vortice dell’eterno ritorno? Attraverso la Voce, enigmatica e possente, scopriamo il sentiero oscuro che conduce alla Verità ultima, dove ogni luce nasce dalla distruzione. Nigredo, primo volume Trilogia del Sigillo (Nigredo, Albedo, Rubedo), è il primo passo della trasformazione alchemica, un viaggio nelle profondità dell’essere, dove la fine è solo il principio e ogni parola risuona come un eco dell'infinito. Preparati a varcare la soglia del Mistero. Nessuno vi farà ritorno.
Indice
L’Opera
Nigredo – L’Ombra
L’Autore
Nigredo
La polvere
La fine della fine. L’inizio
La Via Santa
Io non ero
Il Dio che deve venire
Il Sigillo del Sacrificio
Il Seme dell’Albero di Fuoco
La Torre di Elia
Il Serpente di Samuele
Lasciare andare l’universo
Il caos diventa simbolo
Geremia e il Verbo che si è fatto Simbolo
La via delle Porte Invisibili
Dio vive
In Sé
Il cammino di Giuliano
Il desiderio e la saggezza di Federico
La porta stretta di Tommaso
Il sacrificio
Le Vie della Conoscenza
La Fiamma dalla cenere
Attraverso l’oscurità
I segni sono compiuti
Il Tempio della Nuova Rivelazione
Gautama e il Dominio del Caos
L’Ombra nella Luce
Gilgamesh e l’immortalità
Il Morto è Risorto
Centinaia di miliardi di me. Pitagora
Il Primo Passo
Il Viatico di Gautama
E si alzò il vento
La polvere
E la polvere fu prima di ogni cosa,
e il nulla era il suo unico padrone.
Oscurità senza fine,
silenzio che divorava il vuoto.
Non v’era né inizio né fine,
ma solo l’attesa.
E nel grembo dell’Assenza,
qualcosa iniziò a tremare.
Un respiro senza respiro,
un moto senza forma,
come l’ombra di un sogno dimenticato.
Fu allora che l’Occhio si aprì,
e la Voce prese forma nel buio,
ancor prima che la luce fosse concepita.
«Chi chiama dall’Abisso?»
domandò l’Antico,
colui che dimorava nel profondo,
invisibile anche ai giorni che non esistevano.
Non vi fu risposta,
poiché nessuno poteva parlare.
Eppure, il buio si mosse.
Un fremito,
una vibrazione nascosta sotto il velo dell’assenza.
E da quell’eco lontana,
un nome non pronunciato prese forma.
«Il tempo non è ancora nato»
disse la Voce,
come un pensiero che si riflette su se stesso.
Eppure,
nelle viscere del vuoto,
qualcosa attendeva.
Attendeva il battito,
attendeva il segno.
La polvere si alzò,
lenta,
come in un respiro che non appartiene a nessun corpo.
E la polvere parlò,
non con parole,
ma con il silenzio che contiene ogni parola mai detta.
«Io sono il seme,
e nel mio grembo si cela la morte prima della vita».
E l’Abisso ascoltò,
ma non comprese.
Il vento non esisteva ancora,
eppure qualcosa si mosse,
una traccia nel vuoto,
un’orma invisibile.
La Polvere,
che era tutto e nulla,
iniziò a plasmarsi,
non con le mani,
ma con la volontà che precede la volontà.
«Chi può spezzare ciò che non è stato ancora creato?»
gridò l’Assenza,
mentre il vuoto si stringeva attorno a sé.
Ma la Voce,
silente come prima della prima ora,
rispose nel suo non-essere.
«Io sono Colui che non è,
il Vuoto che precede il nome,
il Nulla che contiene ogni cosa».
E l’ombra del Vuoto si piegò su se stessa,
diventando più fitta,
più densa.
Era un moto che nessun occhio poteva vedere,
perché non vi era occhio.
Un suono che nessun orecchio poteva udire,
perché non vi era orecchio.
Eppure,
il tremito crebbe.
Dalla profondità senza profondità,
qualcosa iniziò a mutare.
Una forma indistinta,
un pensiero ancora informe,
che cercava di trovare la sua via
nella distesa infinita del nulla.
La Voce parlò ancora,
ma questa volta con il peso di una sentenza.
«Chi siete voi, che siete niente?
Chi siete voi, che attendete senza sapere cosa?»
Non vi fu risposta,
poiché nulla poteva rispondere alla domanda che non ha soluzione.
Eppure,
nel profondo dell’oscurità,
si accese una scintilla.
Una luce senza luce,
una fiamma che non brucia,
ma che consuma ciò che non esiste.
Fu allora che l’Ombra prese forma,
prima dell’Uomo,
prima della Parola.
Era il segno del principio che non inizia,
il cerchio che non si chiude.
Un contorno vago,
un riflesso nell’abisso.
«Ecco!»
disse la Voce.
«Colui che non è ancora nato
porta già con sé il peso del mondo che sarà.
Ma non vi sarà creazione senza distruzione.
Non vi sarà vita senza morte».
E la Polvere rispose,
con il suo silenzio.
Ma nel silenzio,
giaceva il seme del futuro.
Nell’ombra dell’Assenza,
nell’eco dell’abisso,
qualcosa attendeva.
E mentre l’universo si piegava su se stesso,
la Nigredo prese il suo primo respiro.