Domenico Riccio - La Vergogna

La vergogna non esiste. Ma ti comanda. È un fantasma senza corpo, un tribunale senza giudici, una sentenza senza legge. Ti insegue, ti soffoca, ti definisce. Non perché sia reale, ma perché tutti credono che lo sia. Ti vergogni di quello che fai, di quello che non fai, di quello che vorresti fare. Ti vergogni da solo, ma ancora di più se qualcuno guarda. La vergogna è il guinzaglio che non vedi, la prigione senza sbarre, il marchio d’infamia invisibile. Il pubblico è il boia, la società è la forca, la gogna è eterna. Si chiama internet. Questo libro smonta la vergogna pezzo per pezzo. La mostra per quello che è: un’illusione collettiva, un meccanismo di controllo, una superstizione moderna. Dall’Antico Testamento alla Silicon Valley, da Eva che si copre alla politica che si regge sul disonore. E se la vergogna sparisse? Se il mondo smettesse di arrossire? Chi ride della vergogna è libero.

“Eva si coprì. Non perché fosse nuda. Ma perché qualcuno guardava”

Indice
L’Opera
La vergogna o Tiphereth – La vergogna: il fantasma che si crede giudice
L’Autore
“Eva si coprì. Non perché fosse nuda. Ma perché qualcuno guardava”
La vergogna o Tiphereth
Il fantasma che governa il mondo
Parte I – Il fantasma nella mente
La vergogna non esiste, ma ti comanda
Cos’è la vergogna? Una voce senza bocca
Vergogna e colpa: il gioco delle tre carte
L’invenzione del pudore
Eva si coprì. Perché?
L’uomo nudo non si vergogna. Finché non lo guarda un altro
Ti vergogni perché pensi che dovresti
Il tribunale dentro la testa
Il peccato originale: il primo fantasma
Vergogna e memoria: il passato che non muore mai
Parte II – Il fantasma negli occhi degli altri
Se nessuno guarda, la vergogna svanisce
Il pubblico è un mostro: più occhi, più vergogna
Onore e disonore: la contabilità dell’anima
La gogna è eterna. Adesso si chiama internet
Il pudore sociale: vestiti perché ti guardano
Il marchio d’infamia: il tatuaggio invisibile
L’ipocrisia: vergognarsi pubblicamente
Il moralismo: la vergogna altrui come spettacolo
Il castigo è teatrale: senza pubblico non ha senso
Lo scandalo: quando la vergogna diventa contagiosa
Parte III – Il fantasma nel mondo
Vergogna e potere: chi si vergogna obbedisce
L’educazione è un addestramento alla vergogna
Il capitalismo vende rimedi per la vergogna
La politica si regge sulla paura del disonore
La scienza ha ucciso Dio, ma non la vergogna
La vergogna è la religione senza Dio
Il successo è l’assenza di vergogna. O così dicono
Il ribelle è colui che non si vergogna più
Se la vergogna sparisse, cosa resterebbe?
Chi ride della vergogna, è libero
Conclusioni: la vergogna è morta; viva la vergogna

Il fantasma che governa il mondo
La vergogna non ha forma, non ha peso, non ha sostanza. Non si può toccare, non si può misurare, non si può dimostrare la sua esistenza in laboratorio. Non ha colore, non ha odore, non ha una consistenza fisica. Eppure, detta le nostre azioni più di qualsiasi legge, ci obbliga a inchinarci più di qualsiasi tiranno, ci sorveglia più di qualsiasi dittatore. La vergogna è il re invisibile del mondo, il burattinaio delle coscienze, il fantasma che ci guida come fili che non vediamo, che non sentiamo, ma che ci avvolgono come una seconda pelle.

Tutti hanno provato vergogna almeno una volta nella vita. Chi dice di non averlo mai fatto, mente. Non importa dove siamo nati, quale cultura ci ha educato, quale religione ci ha cresciuto, quale epoca ci ha formati. La vergogna è ovunque. È un sentimento universale, più della paura, più dell’amore, più della rabbia. È la prima emozione sociale che impariamo, la prima gabbia in cui entriamo senza rendercene conto, il primo codice che memorizziamo ancora prima di sapere il nostro nome. Ci viene insegnata prima di ogni altra cosa: non fare questo, perché non sta bene; non dire quello, perché non è corretto; non comportarti così, perché cosa penseranno gli altri?

La vergogna è il guardiano della norma, il custode dell’ordine. È l’invisibile recinto che ci separa da ciò che è permesso e ciò che è proibito. È il primo e più potente sistema di controllo sociale. Le leggi si possono violare, la vergogna no. Una legge è scritta, si può interpretare, si può trovare un cavillo, un’eccezione, una giustificazione. La vergogna è più sottile, più subdola: è un tribunale senza appello, una sentenza che viene pronunciata senza processo, un colpo di ghigliottina che cala senza che tu possa nemmeno difenderti.

Non serve un poliziotto, non serve un giudice, non serve una prigione. La vergogna è la prigione. Una prigione perfetta, perché non ha muri, non ha sbarre, non ha guardiani. Eppure, è la più efficace, perché chi è prigioniero della vergogna non ha bisogno di essere rinchiuso: si sorveglia da solo, si punisce da solo, si condanna da solo. La vergogna è l’unica punizione che non ha bisogno di essere inflitta da un’autorità: ci auto-condanniamo, ci auto-flagelliamo, ci auto-recludiamo. Non serve un boia, perché siamo noi a stringere la corda intorno al nostro collo.

Ma la vergogna non è uguale per tutti. Cambia faccia, cambia forma, cambia lingua, cambia nome a seconda delle epoche e delle culture. In alcuni luoghi è vergognoso non nascondere il proprio corpo; in altri, è vergognoso coprirlo troppo. In certi contesti, è vergognoso essere poveri; in altri, è vergognoso ostentare la ricchezza. In alcune società, è vergognoso parlare di sesso; in altre, è vergognoso non parlarne abbastanza. La vergogna è un’ombra che si modella sulla società in cui nasce, cambia colore, cambia intensità, ma non scompare mai.

È questo che la rende così potente: la vergogna non è mai assoluta, non è mai oggettiva, non è mai immutabile. Eppure, ci domina come se lo fosse. È un costrutto sociale, ma ci piega come una legge naturale. È un’invenzione, ma agisce su di noi come una verità inconfutabile.

La vergogna è una superstizione, ma è anche un fantasma. Una superstizione, perché ci fa credere in qualcosa che non esiste: un tribunale invisibile, un giudice onnisciente, un codice morale scritto da nessuno ma accettato da tutti. Un fantasma, perché ci perseguita anche quando sappiamo che non dovrebbe esistere, perché ci impedisce di agire anche quando siamo consapevoli che è solo un’illusione.

Come nasce la vergogna? Da chi viene imposta? A chi serve? Perché ci comanda? È davvero necessaria o possiamo liberarcene? E, soprattutto: se la vergogna scomparisse, cosa accadrebbe al mondo?

Questo libro è un viaggio dentro la vergogna. Dentro la sua natura, i suoi inganni, le sue regole. È un tentativo di smontarla pezzo per pezzo, di esporla alla luce del sole, di mostrarla per quello che è. Non un destino inevitabile, non una legge universale, non una verità eterna. Ma solo un’illusione. E come tutte le illusioni, basta un attimo per dissolverla.