Domenico Riccio - La Razionalità
La razionalità è il faro che promette di illuminare il mondo, ma non illumina nulla. È una lanterna solitaria nel deserto: il suo bagliore fioco proietta solo le ombre delle nostre illusioni. La natura non è razionale, l’universo non segue leggi morali, e noi non siamo creature logiche. Eppure, adoriamo la razionalità come fosse un dio moderno, capace di portare ordine nel caos. Ma la razionalità non salva nessuno. Non ha sconfitto il male, non ha impedito guerre, non ha mai sfiorato la verità. Il testo smonta, pezzo per pezzo, il mito della razionalità. Con uno stile asciutto, pungente e paradossale, mette a nudo la fragilità di ciò in cui crediamo. Non esistono mappe per il deserto. Non esistono certezze, solo simulacri. La giustizia è un calcolo sbagliato. La scienza è una narrazione utile. La verità è un miraggio. Leggere questo libro significa spegnere la lanterna, smettere di cercare risposte, e accettare che il buio è tutto ciò che abbiamo. Perché la vera libertà non è sapere di più, ma sapere di non sapere.
“La razionalità non esiste: siamo solo prigionieri di un linguaggio che non capiamo”
Indice
L’Opera
La razionalità o l’Eremita – La razionalità: il simulacro della giustizia in un mondo senza ordine
L’Autore
“La razionalità non esiste: siamo solo prigionieri di un linguaggio che non capiamo”
La razionalità o l’Eremita
L’immagine di un cosmo inventato
Parte I – L’illusione del razionale
La maschera dell’ordine
La giustizia geometrica
La natura non pensa
Gli dèi delle cause perse
Il caos addomesticato
Homo oeconomicus: il mito dell’equilibrio
Il triangolo e l’uomo: Euclide contro Eraclito
La logica delle pietre
L’assurdo nelle macchine calcolatrici
Il linguaggio come tiranno
Parte II – La razionalità non salva nessuno
La fallacia del buon senso
Le mani sporche dei filosofi
La giustizia cieca e l’Eremita zoppo
Bias: le rughe del pensiero
L’arte del calcolo sbagliato
L’economia della superstizione
La matematica come religione
Nessuna torre è infinita: Gödel e l’abisso
La razionalità degli istinti
L’errore come unica certezza
Parte III – Le rovine della ragione
Il silenzio delle stelle
La giustizia naturale non ha tribunali
Il potere senza logica
La scienza come narrazione
I profeti del sistema
Ragione e violenza: un matrimonio antico
Il Leviatano razionale e i suoi naufragi
Quando la logica crolla: Hiroshima e oltre
L’Eremita e il deserto
Razionalità è non sapere più niente
Conclusioni: la lanterna spenta
L’immagine di un cosmo inventato
L’Opera
La razionalità o l’Eremita – La razionalità: il simulacro della giustizia in un mondo senza ordine
L’Autore
“La razionalità non esiste: siamo solo prigionieri di un linguaggio che non capiamo”
La razionalità o l’Eremita
L’immagine di un cosmo inventato
Parte I – L’illusione del razionale
La maschera dell’ordine
La giustizia geometrica
La natura non pensa
Gli dèi delle cause perse
Il caos addomesticato
Homo oeconomicus: il mito dell’equilibrio
Il triangolo e l’uomo: Euclide contro Eraclito
La logica delle pietre
L’assurdo nelle macchine calcolatrici
Il linguaggio come tiranno
Parte II – La razionalità non salva nessuno
La fallacia del buon senso
Le mani sporche dei filosofi
La giustizia cieca e l’Eremita zoppo
Bias: le rughe del pensiero
L’arte del calcolo sbagliato
L’economia della superstizione
La matematica come religione
Nessuna torre è infinita: Gödel e l’abisso
La razionalità degli istinti
L’errore come unica certezza
Parte III – Le rovine della ragione
Il silenzio delle stelle
La giustizia naturale non ha tribunali
Il potere senza logica
La scienza come narrazione
I profeti del sistema
Ragione e violenza: un matrimonio antico
Il Leviatano razionale e i suoi naufragi
Quando la logica crolla: Hiroshima e oltre
L’Eremita e il deserto
Razionalità è non sapere più niente
Conclusioni: la lanterna spenta
L’immagine di un cosmo inventato
La scienza non scopre: racconta storie con formule al posto delle parole.
L’uomo si aggrappa alla razionalità come un naufrago a una tavola di legno. La chiama “ordine”, “logica”, “giustizia”, ma non è che un pezzo di materia galleggiante in un mare di caos. Non lo salverà. Non lo condurrà a terra. È solo una consolazione. La razionalità non è la verità; è un’invenzione. E come tutte le invenzioni umane, è imperfetta, limitata, ingannevole.
L’uomo si aggrappa alla razionalità come un naufrago a una tavola di legno. La chiama “ordine”, “logica”, “giustizia”, ma non è che un pezzo di materia galleggiante in un mare di caos. Non lo salverà. Non lo condurrà a terra. È solo una consolazione. La razionalità non è la verità; è un’invenzione. E come tutte le invenzioni umane, è imperfetta, limitata, ingannevole.
Il pensiero razionale è il più sofisticato degli strumenti che abbiamo costruito per illuderci che il mondo abbia un senso. Ma il senso non è nel mondo. È una proiezione, un miraggio. Come il cielo azzurro, che sembra reale ma non esiste. La razionalità è un filtro che applichiamo alla realtà per renderla sopportabile. Non ci mostra le cose per come sono, ma per come vogliamo vederle.
L’idea che il mondo sia razionale è un inganno antico. I greci inventarono il logos per dare una forma al caos. Aristotele costruì una fortezza di sillogismi per respingere l’assurdo. Gli stoici trasformarono il cosmo in un organismo ordinato, retto da una legge universale. Ma il cosmo non conosce leggi. Gli stoici guardavano le stelle e vedevano geometria; oggi guardiamo le particelle subatomiche e vediamo probabilità. Il caos è sopravvissuto a ogni sistema.
La razionalità non è nata per comprendere il mondo. È nata per sopravvivere. È un adattamento evolutivo, un trucco della mente per semplificare l’insopportabile complessità della vita. L’homo sapiens ha creato la razionalità per ridurre l’incertezza, per prevedere, per controllare. Ma questo trucco è diventato una gabbia. Crediamo nella razionalità come in un dio moderno, un’entità che tutto comprende e tutto risolve. Ma come ogni dio, è una creazione dell’uomo, e non può superare il suo creatore.
L’universo non è razionale. È caotico, frammentario, privo di intenzioni. Una supernova esplode, e noi vediamo bellezza. Un terremoto distrugge una città, e noi invochiamo spiegazioni. Ma non c’è bellezza né spiegazione nel cosmo. La bellezza è un’invenzione della mente umana. La spiegazione è un riflesso della nostra paura. Dove c’è caos, vediamo una mano invisibile. Dove c’è casualità, immaginiamo un piano. La razionalità è la maschera che indossiamo per non guardare l’abisso.
Pensiamo che la razionalità porti giustizia. Che sia uno strumento per distinguere il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso. Ma la giustizia è un altro mito. Non c’è giustizia nella natura. Un leone non è colpevole per aver ucciso una gazzella. Un virus non è malvagio per aver distrutto una vita. La giustizia è una costruzione sociale, un accordo tra uomini. E la razionalità, che dovrebbe garantire l’equità, è spesso al servizio del potere. La legge, il sistema giuridico, l’economia: tutti fondati sulla razionalità, tutti strumenti di dominio.
La scienza, il culmine della razionalità, non è immune da questo inganno. Ogni scoperta scientifica è un atto di semplificazione. Riduciamo la realtà a modelli, equazioni, teorie. Ma i modelli sono approssimazioni, le equazioni sono strumenti, le teorie sono ipotesi. La scienza non svela la verità: costruisce narrazioni utili. La relatività generale di Einstein non è più “vera” della gravità di Newton. È solo più adatta a spiegare certi fenomeni. Quando cerchiamo la verità nella scienza, ci illudiamo. La verità non è il fine della scienza. Il fine è la funzione.
La razionalità è anche profondamente fallibile. Non siamo esseri razionali: siamo esseri emotivi che usano la razionalità per giustificare le proprie scelte. I bias cognitivi, le euristiche, le fallacie logiche: tutto dimostra che il nostro pensiero è imperfetto. La razionalità non guida le nostre azioni; le segue. Decidiamo istintivamente e poi costruiamo ragionamenti per giustificare ciò che abbiamo già deciso. Ma invece di ammettere questa verità, ci raccontiamo che siamo creature razionali, capaci di controllare i nostri destini. È una menzogna che ci rassicura.
La storia stessa è la prova del fallimento della razionalità. Le grandi rivoluzioni, le guerre, i movimenti che hanno trasformato il mondo non sono stati guidati dalla ragione. Sono stati guidati dalla passione, dalla fede, dall’istinto. La razionalità arriva sempre dopo, a giustificare, a razionalizzare, a costruire narrazioni coerenti. Ma la coerenza non è realtà. È solo una finzione che ci aiuta a dormire la notte.
Eppure, non possiamo rinunciare alla razionalità. È un gioco che abbiamo inventato, e che non possiamo smettere di giocare. È utile, certo. Ci ha dato strumenti straordinari: la medicina, la tecnologia, l’ingegneria. Ma non è la risposta definitiva. Non è la chiave dell’universo. È un martello, non un’idea di casa. Uno strumento, non una soluzione.
Questa è la premessa: la razionalità non è la lanterna che illumina il buio. È una luce fioca, che ci fa vedere solo ciò che vogliamo vedere. Non ci salverà. Non ci porterà alla verità. Ma può aiutarci a vedere i nostri limiti, a riconoscere che siamo piccoli, fragili, imperfetti. E forse, in questa accettazione, c’è una forma di libertà.