Domenico Riccio - La Perfezione

 

La perfezione non esiste. E se esistesse, sarebbe inutile. “La perfezione o la Morte” è un’esplosione filosofica travestita da libro. Un trattato contro l’ossessione più subdola dell’umanità: l’idea che esista uno stato finale, puro, immacolato, definitivo. Dalla geometria impossibile del cerchio quadrato alla sterilità del paradiso perfetto, questo testo smonta il mito pezzo per pezzo, con la precisione di un bisturi e la brutalità di un martello. Non troverai consolazioni. Nessun elogio della bellezza interiore. Nessun “sei perfetto così come sei”. Perché non lo sei. E va bene così. Con uno stile asciutto, sarcastico, paradossale, La perfezione o la Morte attraversa la filosofia, la storia, la scienza e la cultura pop per mostrarti l’inutilità di un ideale che ci rende schiavi. Se cerchi risposte rassicuranti, questo libro non fa per te. Se hai il coraggio di dubitare, comincia da qui. La perfezione è un’illusione. La libertà inizia quando smetti di inseguirla.

“L’uomo perfetto è morto”

Indice
L’Opera
La perfezione o la Morte – La perfezione: la caccia disperata all’inesistente
L’Autore
“L’uomo perfetto è morto”
La perfezione o la Morte
Un cerchio perfetto
Parte I – La perfezione non esiste, quindi esiste
La forma perfetta dell’imperfezione
Geometria dell’assurdo: il cerchio quadrato
Il numero primo tra i numeri ultimi
La macchina che si aggiusta da sola
Imitare Dio, ignorare il mondo
La statua senza crepe è un falso
Il diamante e il granello di sabbia
L’idea che non si sporca le mani
L’utopia come formula matematica
Tutto è perfetto finché non si guarda da vicino
Parte II – La perfezione esiste, quindi non esiste
L’angelo che inciampa
Il paradiso come un sistema chiuso
La linea retta non ha direzione
L’invenzione della colpa per giustificare l’errore
Quando la bellezza diventa un crimine
Il manoscritto senza correzioni
La fine dell’arte nella fine dell’uomo
L’ossessione della pulizia sporca tutto
Il nulla come ideale architettonico
L’ultimo uomo, l’ultima parola, il nulla
Parte III – La perfezione non esiste, quindi non esiste
L’innocenza dell’errore
L’errore dell’innocenza
Il dio che non si specchia
La voce senza eco
Il genio che non sbaglia non esiste
L’orologio che segna sempre l’ora giusta è rotto
La macchina perfetta è ferma
Il tempio senza fedeli è un deserto
La fine della ricerca è la fine del pensiero
Chi cerca la perfezione trova il silenzio
Conclusioni: il vuoto perfetto

Un cerchio perfetto
La perfezione non è un concetto: è un’ossessione. Un’idea che ci cammina accanto da millenni, vestita da dea, da regina, da madre severa. Ci promette l’infinito e ci lascia il vuoto. Come il cerchio perfetto: una linea senza inizio né fine, talmente chiusa su se stessa da non portare da nessuna parte.

Abbiamo costruito templi, filosofie e imperi inseguendo questa curva ipnotica. Platone sognava un mondo di forme perfette, Aristotele cercava la causa finale, i matematici volevano numeri puri, i santi un’anima immacolata. Tutti intenti a disegnare cerchi più tondi, a limare difetti invisibili, a cacciare l’ombra in nome di una luce che non esiste.

Ma il cerchio perfetto non esiste. E se esistesse, non servirebbe a nulla. La perfezione è sterile. Non cresce, non cambia, non vive. L’universo funziona proprio perché è imperfetto: le orbite sono ellittiche, le linee spezzate, i pensieri contraddittori. La crepa è la condizione del respiro.

Questo libro è una demolizione controllata. Non per il gusto di distruggere, ma per vedere cosa resta dopo il crollo. Non troverete una nuova definizione di perfezione, perché il problema non è definirla: è crederci. La perfezione è un concetto che resiste solo finché nessuno lo tocca.

Qui lo toccheremo. E crollerà.

Non sarà elegante. Sarà necessario.

Perché la perfezione è il più grande fraintendimento della storia umana. È il miraggio che ci ha fatto camminare nel deserto senza mai chiederci se davvero volessimo l’oasi. Ci hanno insegnato a desiderarla prima ancora di sapere cosa fosse. A temere il difetto come se fosse una condanna. A vedere nell’errore un fallimento, quando è solo una deviazione—e le deviazioni, spesso, portano più lontano delle strade dritte.

La perfezione è il confine che non esiste, ma che rispettiamo come fosse inciso nella pietra. È la regola non scritta che plasma le nostre scelte, definisce il nostro valore, giudica i nostri corpi, i nostri pensieri, le nostre vite. “Non sei abbastanza,” sussurra. Non abbastanza bello, non abbastanza intelligente, non abbastanza realizzato. Ma abbastanza per cosa? Per chi?

Questo libro non vi offrirà conforto. Non vi rassicurerà dicendo che “siete perfetti così come siete” perché anche questa, in fondo, è un’altra trappola. Nessuno lo è. Nessuno dovrebbe volerlo essere. La perfezione è una gabbia dorata: togli le sbarre e resta solo l’oro, fuso e inutile.

La perfezione è un concetto fragile travestito da assoluto. Resiste finché lo si osserva da lontano, come una stella. Ma avvicinatevi troppo e scoprirete che la stella è già morta, la sua luce solo un’eco. La perfezione brilla di una luminosità antica, ma non scalda.

Questo libro è un invito all’incendio. Non per bruciare il mondo, ma per illuminare l’illusione. Ogni capitolo sarà una torcia puntata su un angolo buio, su una crepa coperta di stucco. Non ci saranno soluzioni, solo domande più oneste.

Perché la perfezione non ha bisogno di essere spiegata. Ha solo bisogno di essere smascherata.

E quando il velo cadrà, forse non troverete nulla. O forse troverete voi stessi, finalmente imperfetti. E, per la prima volta, liberi.