Domenico Riccio - La Paura

La paura governa il mondo. Invisibile, onnipresente, sovrana incontrastata. Ci muove come marionette, ci piega senza che ce ne accorgiamo. La chiamiamo prudenza, buon senso, istinto di sopravvivenza. La eleviamo a virtù. La vendiamo come sicurezza. Ma la paura è un inganno. Un fantasma senza corpo, un re senza corona. Non esiste, se non nelle parole con cui la giustifichiamo. La paura è l’ombra della mente che si finge realtà. Questo libro la seziona, la smaschera, la seppellisce. Dalla preistoria alle pandemie, dai sacrifici umani ai sistemi di sorveglianza, dalla politica del terrore alla religione dell’inferno: la paura è sempre la stessa. Una gabbia costruita con le nostre stesse mani. Liberarsene non è un atto di coraggio, ma di lucidità. Perché la paura non si vince affrontandola. Si dissolve nel momento in cui smettiamo di crederle. Se hai paura di leggerlo, hai già capito perché dovresti farlo.

“Non siamo in trappola, siamo noi a stringere il lucchetto: l’unico potere della paura è la nostra obbedienza”

Indice
L’Opera
La paura o Malkuth – La paura: il gioco delle ombre
L’Autore
“Non siamo in trappola, siamo noi a stringere il lucchetto: l’unico potere della paura è la nostra obbedienza”
La paura o Malkuth
La paura, un’ombra senza corpo
Parte I – La genesi della paura
L’invenzione della minaccia
Dio ha paura?
Il primo sguardo di un neonato
Il fuoco, la notte e la caverna
Il nemico immaginario
Il sacrificio necessario
Il grido che fonda la città
Lo spavento del faraone
La paura della paura
La gabbia dorata
Parte II – La tirannia della paura
La politica del terrore
La religione della sicurezza
L’inferno è un’invenzione umana
Le maschere della paura
Il controllo attraverso il panico
Il peccato originale: paura codificata
La paura della solitudine
La paura dell’altro
Il feticcio della protezione
La paura è il vero sovrano
Parte III – Il tramonto della paura
Come morire senza paura
La belva domata
L’assenza di timore in Dio
L’arte come gesto di sfida
Il gioco dei bambini
Quando la paura diventa ridicola
Il filosofo impavido
Uccidere la paura con una risata
Il risveglio senza angoscia
Liberi, finalmente
Conclusioni: la paura è morta

La paura, un'ombra senza corpo
La paura non esiste. O meglio, esiste solo se le concediamo cittadinanza nella mente. È un fantasma. Un’ombra senza corpo. Un grido senza bocca.  

Eppure, ci governa. La paura è il vero imperatore, il monarca assoluto della storia umana. Non c’è popolo, religione, filosofia o scienza che non abbia eretto templi alla paura. Gli dèi antichi erano vendicativi. Il Dio unico è onnipotente. La natura è matrigna. Il caso è spietato. Gli altri sono pericolosi. Il tempo è tiranno. Il futuro è incerto. Il male è ovunque. L’errore è fatale.  

Chi non ha paura? I bambini prima di impararla. Gli stolti prima di capire. I santi dopo aver sofferto. I morti quando ormai è tardi.  

La paura è il primo e l’ultimo maestro. Nasciamo con un urlo, moriamo con un sussurro. In mezzo, un’esistenza a esorcizzare spettri, a fuggire minacce, a costruire mura contro l’invisibile. Ma chi ci ha insegnato ad avere paura? Chi ha deciso che la paura fosse necessaria?  

Dicono che la paura sia utile. Che ci protegga. Che senza di essa saremmo già estinti. Forse. Ma è una protezione che diventa prigione, un istinto che si fa legge, un riflesso che diventa tirannia.  

La paura ha inventato la civiltà. Ha dato forma alla religione, alla politica, alla morale. È la base di ogni gerarchia, di ogni obbedienza, di ogni sacrificio. Obbedisci o soffrirai. Lavora o morirai di fame. Non peccare o brucerai in eterno. Non dubitare o verrai punito.  

L’umanità ha costruito il mondo sulla paura. Ora deve demolirlo.

La paura ha molti nomi. La chiamiamo prudenza, buon senso, realismo. La travestiamo da virtù, la esaltiamo come saggezza. Ma è sempre lei: il fantasma che ci sussurra di stare fermi, di non rischiare, di accettare le catene perché almeno sono sicure.

Ci insegnano la paura prima ancora che possiamo scegliere. La paura del buio, della caduta, del castigo. La paura di sbagliare, di deludere, di essere diversi. E la più grande di tutte: la paura di essere liberi.

Perché la libertà è insopportabile. Troppa luce acceca. Troppo spazio spaventa. Meglio il conosciuto, il controllato, il familiare. Meglio le sbarre, se proteggono. Meglio la caverna, se fuori c’è il terrore.

La paura crea ordine. E l’ordine è un’illusione. Niente è mai davvero sotto controllo, ma fingiamo che lo sia. E per mantenere l’illusione, costruiamo idoli, strutture, leggi. Il mondo si regge su regole imposte per paura del caos. Ma il caos non è un mostro. È solo la realtà senza maschere.

La paura è una profezia che si autoavvera. Temiamo il male, quindi vediamo il male ovunque. Costruiamo eserciti per difenderci, e così facendo creiamo i nemici. Cerchiamo sicurezza e otteniamo schiavitù.

Si nasce senza paura. Si muore senza paura. Nel mezzo, c’è un lungo addestramento alla codardia.

Ma la paura non è un destino. Può essere smascherata, ridicolizzata, uccisa.

Questo libro è il suo funerale.