Domenico Riccio - Il Danaro
Il danaro è nulla. Eppure governa tutto. Non si può mangiare, non si può bere, non si può respirare. Ma chi non lo ha muore. È un’illusione. Ma senza di esso, il mondo si ferma. È una fede. E come ogni fede, si regge sulla paura. Questo libro smonta il più grande inganno della storia umana: la convinzione che il danaro esista. Ne disseziona i miti, ne svela i riti, ne smaschera le regole. Perché la verità è semplice: chi lavora per il danaro è uno schiavo. Chi fa lavorare il danaro, un re. Dalle conchiglie al bit, dal baratto alla Borsa, dalle monete d’oro ai numeri su uno schermo: la moneta cambia, il trucco resta. Il valore è un atto di fede, il debito una catena invisibile, il mercato un oracolo che punisce e premia con la stessa casualità degli dèi. Se basta crederci, allora non c’è. Il danaro è la più grande illusione mai creata. Ma tu continui a giocare. Perché senza il danaro non sai chi sei.
“Dio crea dal nulla. Il danaro anche. La differenza? Dio non chiede interessi”
Indice
L’Opera
Il danaro o il Diavolo – Il danaro: il nulla che governa il mondo
L’Autore
“Dio crea dal nulla. Il danaro anche. La differenza? Dio non chiede interessi”
Il danaro o il Diavolo
Il danaro è nulla. Ma chi non lo ha è meno di nulla
Parte I – L’incantesimo del danaro
Il danaro esiste, Dio esiste, il danaro è Dio
La conchiglia, il metallo, la carta, il bit. Sempre la stessa magia
L’oro è nulla, ma brilla. Come le stelle morte
Il prezzo delle cose è il prezzo della nostra obbedienza
Il valore è un rito. I riti chiedono sangue
I numeri non mentono. Chi li scrive, sì
La banconota è un pezzo di carta. Il danaro è un pezzo di fede
Se basta crederci, allora non c’è
Il povero lavora per il danaro. Il ricco per il gioco
Il danaro non esiste. Ma prova a vivere senza
Parte II – La schiavitù del danaro
Il denaro è un servo. Un servo che comanda
Il debito è il vero padrone
La libertà ha un prezzo. Lo paga chi non ce l’ha
Il mendicante è libero. Il banchiere no. Chi invidiamo?
Il danaro non dorme mai. Ma sogna
Se la fame non c’è, il danaro la crea
Se il danaro è potere, chi lo stampa è Dio
La banca centrale: il tempio. La borsa: l’oracolo
L’inflazione misura la paura. La recessione, la punizione
La schiavitù è finita. Ora si chiama stipendio
Parte III – La religione del danaro
Il ricco non crede in Dio. Il povero non crede nella banca
Il danaro crea il futuro. Poi lo vende a rate
La moneta è un’illusione. L’interesse è il trucco
Il danaro non ha odore. Ma segna a fuoco le mani
Il miliardario non possiede più di te. Ha solo numeri più grandi
Il danaro si muove. Chi lo segue, corre a vuoto
La carità esiste perché il danaro esiste
Il paradiso è gratis. L’inferno si compra
Il mondo si vende. Chi lo compra?
Il danaro è nulla. Ma governa tutto
Conclusioni: se tutto ha un prezzo, nulla ha più valore
Il danaro è nulla. Ma chi non lo ha è meno di nulla
Il danaro è nulla. Eppure governa il mondo.
Una moneta non si mangia, non si beve, non si respira. Una banconota non scalda in inverno, non protegge dalla pioggia, non guarisce una ferita. Un numero su un conto in banca non può essere toccato, annusato, assaporato. Il danaro non ha odore, non ha sapore, non ha peso. È il nulla reso potere, il vuoto che muove ogni cosa, l’illusione collettiva più potente mai creata.
Nessuno lo ha mai visto per quello che è. Si vede la carta, si vedono le monete, si vedono i bilanci, i contratti, i mercati. Si vedono le vite distrutte, le guerre finanziate, i palazzi costruiti, i sogni infranti. Ma il danaro? Il danaro non esiste. Esiste solo la fede in esso.
Un tempo il danaro era oro, era argento, era rame. Era qualcosa di tangibile, di pesante, di materiale. Ma il metallo era scomodo, ingombrante, difficile da trasportare. Così venne la carta. Più leggera, più pratica, più veloce. Poi vennero i numeri, i codici, i bit. Il denaro divenne invisibile, astratto, immateriale. Oggi il mondo si muove grazie a cifre scritte in computer che nessuno vede, a transazioni digitali che esistono solo come impulsi elettronici, a promesse di valore che si reggono su un’illusione condivisa.
Se domani ci svegliassimo e nessuno credesse più nel danaro, cosa accadrebbe? Le banche chiuderebbero, le aziende crollerebbero, gli scambi si fermerebbero. Non perché il cibo sia scomparso, non perché le case siano crollate, non perché il lavoro sia svanito, ma perché nessuno saprebbe più come dare un valore a tutto ciò. Il danaro è il codice segreto del mondo moderno. Senza di esso, tutto si blocca.
Ma se il danaro è un’illusione, allora chi lo controlla?
Non i lavoratori, non chi produce, non chi fatica. Il danaro è controllato da chi lo crea, da chi lo distribuisce, da chi ne decide il valore. Le banche centrali lo stampano, le borse lo moltiplicano, i mercati lo spostano. Il danaro è un gioco, ma non è un gioco per tutti. C’è chi stabilisce le regole e chi le subisce. C’è chi guadagna senza lavorare e chi lavora senza guadagnare.
Il povero lavora per il danaro. Il ricco lavora per il gioco.
Il povero si sveglia presto, prende un autobus, entra in una fabbrica, in un ufficio, in un negozio. Conta le ore, conta i centesimi, conta le bollette da pagare. Lavora per accumulare abbastanza danaro da sopravvivere fino alla fine del mese. Se perde il lavoro, perde tutto.
Il ricco si sveglia quando vuole, prende un aereo, entra in una sala riunioni, firma un documento. Conta gli investimenti, conta le azioni, conta i profitti. Gioca con il danaro come un bambino gioca con le biglie. Se perde, qualcun altro pagherà per lui.
Il danaro non è solo uno strumento. È una gerarchia. È il metro che misura chi vale e chi no, chi comanda e chi obbedisce, chi vive e chi sopravvive. Un pezzo di carta da cento vale più di un pezzo di carta da dieci. Un uomo con un conto in banca a sei zeri vale più di un uomo con un conto in rosso. Non importa chi sei, cosa sai, cosa fai. Importa solo quanto hai.
Il mondo si vende. Chi lo compra?
L’aria si vende. L’acqua si vende. La terra si vende. Il tempo si vende. La salute si vende. L’istruzione si vende. La giustizia si vende. L’amore si vende. Anche la vita si vende. E chi non può comprare, cosa fa? Aspetta. Spera. Muore.
Ma se tutto si vende, nulla ha più valore.
Un’opera d’arte vale se qualcuno paga per essa. Un uomo vale se qualcuno investe su di lui. Un sogno vale se può generare profitto. Nulla è sacro, nulla è intoccabile, nulla è immune alla legge del prezzo.
Si dice: il danaro è il mezzo, non il fine. Ma se il danaro è il mezzo per tutto, allora diventa automaticamente il fine. Chi ha il danaro può comprare la libertà, la sicurezza, la felicità. Chi non lo ha è un servo della necessità, uno schiavo del bisogno, un prigioniero del debito.
Si dice: il danaro è uno strumento neutrale. Ma il danaro non è mai neutrale. Il danaro è un’arma. Con esso si controllano le masse, si decidono le guerre, si comprano le coscienze. Il danaro è il vero sovrano del mondo. I governi cadono, il danaro resta. Le ideologie cambiano, il danaro resta. Le religioni muoiono, il danaro resta.
Si dice: il danaro non dà la felicità. Ma chi lo dice non ha mai dovuto scegliere tra pagare l’affitto e comprare da mangiare.
Il danaro è il solo dio che tutti pregano, anche chi dice di non crederci.
Se tutto ha un prezzo, nulla ha più valore.
Se basta crederci, allora non c’è.
Il danaro è la più grande illusione mai creata. Un trucco così perfetto che nessuno osa smascherarlo. Eppure, se lo guardi bene, se lo scruti senza paura, se lo metti alla prova, scopri che dietro il danaro c’è il vuoto.
E noi siamo schiavi del nulla.