Domenico Riccio - Giuliano
Viviamo come se fossimo poveri, schiavi del desiderio, incatenati a una folle corsa verso ciò che non abbiamo. Eppure, il vero potere non è nell’accumulare, ma nella capacità di rinunciare, nel dire «Non mi occorre». In un mondo che ha dimenticato il senso del limite, la saggezza risiede non nel possesso, ma nella libertà di non desiderare. Attraverso pensieri profondi e taglienti, ispirati alla grandezza di Giuliano l’Apostata, questo libro, primo della “Trilogia del Potere” (Giuliano, Federico, Tommaso), ci invita a riflettere sulla follia dell’umanità. Dal potere che consuma chi lo insegue, alla guerra e al desiderio insaziabile, fino alla scoperta dell’illusione del possesso. Una riflessione intensa e austera che svela la verità più difficile da accettare: siamo tutti prigionieri di ciò che desideriamo. Un’opera che trascende il presente, alla ricerca di ciò che è eterno. Il cammino verso la libertà non passa attraverso l’avere di più, ma attraverso il desiderio di meno. Un viaggio mistico e filosofico alla scoperta di sé, dell’umanità, e della luce che ci attende oltre le nostre ambizioni terrene. Sarai pronto a rinunciare per scoprire la vera grandezza?
Indice
L’Opera
Giuliano – La pazzia del potere
L’Autore
Giuliano
Introduzione
I ciechi vedono più di chi ha la vista
Gli uomini hanno bisogno di regole
Ciò che non si apprende con la vita lo si imparerà dalla morte
Nessuno muore se Roma non vuole
Mi pesa la volta celeste sul capo
Ci preoccupiamo di quello che c’è stato prima
Cosa ci vedi nel vero, che non stia anche nel falso?
La saggezza fa le cose più giuste ma è l’entusiasmo a fare quelle più grandi
Dovremmo abbracciare l’intera umanità
Le generalizzazioni
Viviamo come se fossimo poveri
Nella necessità io dirò «Non mi occorre»
Il perdono
La giustizia umana
Romolo ha ucciso Remo
Il Sole brucerà ogni cosa
La verità la troverai nel cammino
L’universo è un ammasso di stupidità tenuto insieme dalla burocrazia
Abbiamo già avuto tutte le risposte del mondo: ora siamo alla ricerca delle domande
Dio è una domanda
Siamo pronti ad essere tutto?
Vivere non è un mio problema
Ciò che non conosciamo è l’unica cosa che conosciamo
L’odio non nutre nessuno, nessuno si sazia di odio
Ma la storia è una cosa passata
Imparare a dormire accanto alla morte
Ognuno è il tiranno di se stesso
Comandano i più stupidi
Gli stolti danno consigli; i saggi danno l’esempio
Lo stolto ha sempre un consiglio da darti e mai un aiuto; il saggio ti aiuta e non ti consiglia
Ho cercato nel posto sbagliato
Dio è colpevole
Ha avuto giustizia
Tutti lo hanno giudicato
Il trionfo della giustizia umana: la morte di Dio
Tutti lo hanno voluto colpevole ed Egli si è fatto colpevole
La colpa più grande
La Giustizia: il mostro che tutto assorbe, che ha ragione e che non comprende ragioni
Il Sole brucia. Innocente e colpevole
La sconfitta e la vittoria
Viviamo alla luce di una condanna
Cogliere il sacrificio
La giustizia dell’uomo
La ricerca del colpevole è l’ossessione umana: tu cerca il colpevole e troverai l’innocenza
Ho trovato Dio
Non c’è potenza senza sacrificio, non c’è grandezza senza sofferenza
Il sacrificio dà luce al mondo
Occorre diventare ciechi alle cose del mondo per comprendere quelle di Dio
Brillerò come il Sole e non ci sarà più notte
La ricerca è compiuta
Introduzione
Viviamo come se fossimo poveri. Ogni giorno ci affanniamo, inseguendo qualcosa che non riusciamo mai ad afferrare. Non perché ci manchi il necessario, ma perché ci hanno insegnato a desiderare sempre di più. La povertà non è una condizione materiale, ma un morso che ci divora dall’interno. Anche quando abbiamo l’acqua che desideriamo, un tetto sopra la testa e del cibo per sfamarci, continuiamo a sentirci mancanti, incompleti. È il desiderio che ci rende schiavi, un fuoco che non si spegne, che ci spinge a cercare senza mai trovare.
Siamo circondati da un mondo che ci insegna ad accumulare, a volere sempre di più, a non essere mai soddisfatti. Ci hanno fatto credere che la felicità si trovi nella conquista di ciò che ancora non possediamo, nella ricerca di ciò che manca. Ma la verità è che non ci manca nulla. Abbiamo tutto ciò che ci serve per vivere, eppure ci sentiamo poveri perché il desiderio ci acceca. Il desiderio ci consuma, ci rende mendicanti di una ricchezza che non esiste. Non è la mancanza di beni a condannarci, ma l’illusione che solo con “qualcosa in più” saremo finalmente completi.
Abbiamo dimenticato che il vero potere non sta nell’accumulare, ma nel saper rinunciare. La grandezza non è data da ciò che possediamo, ma dalla capacità di dire: «Non mi occorre». L’uomo che può fare a meno delle cose è libero. È padrone di se stesso. È schiavo solo chi desidera, solo chi si aggrappa a ciò che pensa di non poter perdere. Ma chi sa rinunciare ha già vinto. Chi può vivere senza, chi può guardare al mondo e dire: «Non ho bisogno di nulla», ha trovato la vera libertà.
Viviamo in un mondo che celebra la follia del possesso, la corsa infinita verso qualcosa di più grande, più brillante, più appariscente. Ma cosa rimane di questa corsa? Cosa ci resta quando ci fermiamo a guardare ciò che abbiamo realmente accumulato? Solo vuoto, solo una fame mai saziata. Abbiamo inseguito il potere, il denaro, la fama, e in cambio abbiamo perso la nostra anima, la nostra capacità di essere felici nel presente, nel poco che abbiamo.
Chi desidera comanda? No. Chi desidera è comandato. È il desiderio stesso a renderci schiavi, a imprigionarci nelle catene di ciò che non possiamo mai davvero possedere. Ogni potere terreno, ogni impero costruito sull’avidità e sul bisogno di avere di più, non è altro che una forma di schiavitù mascherata da libertà. Il vero potere è nel rifiuto, nella capacità di dire “basta”. È questa la forza che ha reso Roma grande: non la ricchezza, non la potenza delle sue armi, ma la capacità di vivere senza paura di perdere tutto. Perché chi non ha paura di perdere non può essere sconfitto.
Eppure, la follia del potere continua a sedurci. Ci porta a desiderare il controllo sugli altri, a voler comandare, a voler possedere ciò che non ci appartiene. È una follia che distrugge, che ci consuma dall’interno. E il paradosso è che più desideriamo, più ci sentiamo poveri, incompleti, come se il desiderio stesso fosse un buco che non possiamo mai colmare.
Il desiderio ci rende tutti poveri. Anche quando abbiamo tutto, siamo manchevoli di qualcosa. Per questo continuiamo a inseguire. Ma questa corsa non ha fine. Non c’è una vetta da raggiungere, non c’è un punto in cui possiamo finalmente dire: «Ora ho tutto, ora sono completo». La verità è che la completezza non si trova nel possesso, ma nel rifiuto del possesso. Nella capacità di accettare che non ci serve altro, che possiamo essere felici con ciò che abbiamo, che la vera libertà sta nel dire: «Non mi occorre».
Roma, nella sua grandezza, ha insegnato al mondo che la vera forza non sta nella conquista, ma nella rinuncia. Le sue legioni erano forti non perché possedevano tutto, ma perché sapevano vivere con poco, perché non avevano paura della privazione. Chi sa vivere senza paura della mancanza, chi non è schiavo del desiderio, è invincibile. Eppure, oggi viviamo in un mondo che ha dimenticato questa verità. Siamo prigionieri delle nostre stesse ambizioni, vittime di un sistema che ci spinge a volere sempre di più, a non essere mai soddisfatti.
Ma la grandezza non è nell’avere. È nel potere di non volere. È nella libertà di dire «Non ho bisogno di nulla», e nel farlo, scoprire che possediamo tutto ciò che ci serve. Solo allora possiamo essere veramente liberi. Solo allora possiamo sfuggire alla follia del desiderio che ci rende tutti poveri, che ci tiene incatenati a un’illusione di mancanza.
Il mondo è folle. Ci ha insegnato che per essere felici dobbiamo possedere, dobbiamo conquistare, dobbiamo accumulare. Ma questa è la menzogna più grande. La felicità non si trova nell’avere di più, ma nel desiderare di meno. Non nel comandare sugli altri, ma nel comandare su se stessi, nel dominare la propria fame di possesso. È questa la verità che abbiamo dimenticato. Ed è questa la verità che dobbiamo ritrovare se vogliamo essere veramente liberi.