Domenico Riccio - Erasmo

Il progresso è una corsa senza meta. La scienza, una superstizione moderna. L’intelligenza, un’invenzione per giustificare il potere. Per secoli, l’uomo si è illuso di avanzare, di scoprire, di migliorare. Ha bruciato eretici, costruito imperi, colonizzato terre e menti, sempre convinto che il futuro avrebbe ripagato ogni massacro. Ma se fosse solo un grande inganno? Se la storia non fosse una linea retta, ma un eterno girare in tondo? Questo libro smonta le tre grandi illusioni della modernità: l’intelligenza, la scienza, il progresso. Lo fa con ferocia, ironia, paradossi e fendenti. Da Platone agli algoritmi, dall’alchimia alle guerre per la democrazia, dai profeti biblici agli ingegneri della Silicon Valley: un viaggio spietato nelle menzogne che reggono il mondo. Non un saggio rassicurante, non un’ode al cambiamento, ma una detonazione. Per chi è stanco delle fiabe sul futuro. Per chi ha il coraggio di fermarsi, scendere dal treno e guardarsi intorno. Forse non c’è nessuna destinazione. Forse non c’è mai stata.

Indice
L’Opera
Erasmo – Il regno delle illusioni
L’Autore
Erasmo
L’inganno supremo: la fede nell’intelligenza, nella scienza e nel progresso
PARTE I – L’intelligenza è un’illusione
“La stupidità, a differenza della ricchezza, è equamente distribuita”
Il mito delle menti superiori
Quando l’intelligenza diventa un’arma sociale
La meritocrazia come favola moderna
L’intelligenza: un concetto senza fondamenta
La trappola del QI
Il privilegio travestito da talento
Chi misura i misuratori?
Il culto dell’intelligenza artificiale
Perché non sappiamo definire cosa sia intelligente
L’arroganza del genio: il nemico del progresso
Scuole d’élite o allevamenti di conformismo?
Il grande inganno del merito
L’intelligenza come specchio del potere
Temperamento contro intelletto: la vera sfida umana
I falsi profeti del genio
L’errore come unica via verso il progresso
L’umiltà dell’intelligenza: il potere di dubitare
Merito o fortuna? Il gioco truccato della vita
Perché celebriamo il genio e ignoriamo il coraggio
Oltre l’intelligenza: un nuovo umanesimo
PARTE II – La scienza è un mito
“Ci vantiamo di aver smascherato gli dèi, ma abbiamo solo cambiato pantheon: atomi, equazioni, intelligenze artificiali”
La fede nella razionalità: il dogma invisibile
La scienza come religione laica: preghiere in laboratorio
Il culto del metodo: un rituale senza garanzie
L’illusione della neutralità: quando la scienza prende posizione
Verità temporanee: il laboratorio come teatro del dubbio
Ipotesi o rivelazioni? La sottile linea tra congettura e fede
Il linguaggio della scienza: una torre di Babele accademica
Riti di passaggio: il mito della peer review
Quando la scienza diventa propaganda: la verità al miglior offerente
La bussola difettosa: come ci orientiamo nell’incertezza
Eppur si vende: la mercificazione del sapere
Scienza e potere: un matrimonio di convenienza
L’alchimia moderna: promettere oro dal piombo
Gli oracoli del progresso: scienziati come profeti
Quando il mito del progresso giustifica l’orrore
Il paradosso dell’infallibilità: il fallimento come fondamento della scienza
La scienza non è democratica: il monopolio della conoscenza
La morale scientifica: un codice senza etica
Il peccato originale della certezza: un vizio irreparabile
L’unica certezza è il dubbio: la scienza come superstizione necessaria
PARTE III – Il progresso è un treno senza conducente
“Il progresso è il mito dell’uomo che si illude di aver trovato il suo posto nell’universo”
Il treno deragliato: il progresso come miraggio di una civiltà in corsa verso l’ignoto
La promessa del progresso: un’illusione che copre il baratro della realtà
Il cammino cieco: il progresso senza direzione e la sua fede ossessiva nel futuro
La giustificazione dell’orrore: come il mito del progresso ha alimentato guerre e atrocità
L’inganno della teleologia: il progresso come una linea retta verso il nulla
Il progresso come feticcio: quando la necessità di un futuro migliore diventa il motore della distruzione
Il mito del progresso: una religione moderna che trascina l’umanità nell’abisso
La corsa senza freni: l’illusione di un progresso che giustifica il sacrificio dell’umanità
Le radici oscure del progresso: dal colonialismo all’industria bellica
Il progresso come vendetta: come la modernità ha perpetuato le disuguaglianze
L’etica del progresso: una giustificazione per l’immoralità e la sofferenza
Il progresso come ossessione: l’impossibilità di fermarsi e guardarsi indietro
L’inadeguatezza della razionalità: la fede nel progresso come ipocrisia della mente umana
Il progresso come nemico del cambiamento: come l’illusione di un miglioramento continuo impedisce l’evoluzione autentica
Il progresso che ci divide: disuguaglianza e sfruttamento come corollari della modernità
Il paradosso del progresso: una corsa verso il futuro che ci allontana dal presente
Il progresso senza morale: come l’inganno del miglioramento ha liberato la barbarie
La dittatura del progresso: l’illusione che il mondo debba seguire un destino predeterminato
Il progresso come catastrofe: la fine del pensiero critico nell’era della crescita infinita
L’uomo e il treno: il progresso come mito di un’umanità che cerca la salvezza nell’impossibile
L’ultima illusione: la libertà di chi non crede più nel progresso

L’inganno supremo: la fede nell’intelligenza, nella scienza e nel progresso
L’uomo moderno si crede libero, ma è il più fedele dei credenti. Non si inginocchia davanti a divinità invisibili, non prega nelle cattedrali, non offre sacrifici agli dèi della natura. Il suo culto è più sottile, più raffinato, più ingannevole. Adora l’intelligenza, venera la scienza, si affida ciecamente al progresso. Ha sostituito la mitologia con la tecnologia, la profezia con la previsione statistica, la redenzione con la crescita economica. E ha fatto tutto questo con la stessa cieca fiducia con cui i suoi antenati si affidavano agli sciamani e agli oracoli.

La sua fede è assoluta. L’intelligenza è il valore supremo, il criterio che distingue il superiore dall’inferiore, il meritevole dall’inutile. Chi è intelligente ha diritto a comandare, a possedere, a decidere il destino degli altri. Chi non lo è, può solo subire. Si parla di meritocrazia, di competizione, di eccellenza, come se l’intelligenza fosse un dono divino concesso a pochi eletti. Ma nessuno si chiede cosa sia davvero l’intelligenza. Nessuno si domanda se abbia un significato oggettivo o se sia solo una costruzione sociale, un’invenzione utile a mantenere il potere nelle mani di chi lo ha sempre avuto.

L’intelligenza è un idolo moderno. Si misura con test, si certifica con diplomi, si esibisce con titoli e riconoscimenti. Ma come tutti gli idoli, è una costruzione fragile, un castello di carte che crolla non appena si smette di crederci. La storia è piena di geni ridicolizzati dai loro contemporanei, di innovatori perseguitati, di “stupidi” che hanno cambiato il mondo. Eppure, la fede nell’intelligenza continua, cieca e arrogante. Si crede che basti accumulare conoscenza per comprendere il mondo, che un cervello ben addestrato possa spiegare ogni cosa. È la più grande illusione dell’umanità: l’idea che il pensiero possa controllare il caos.

Poi c’è la scienza, il nuovo dogma. La religione si è sgretolata, ma il bisogno di certezze è rimasto. E così si è trasformata in qualcosa di più sottile, più rispettabile, più inattaccabile. Si dice che la scienza sia l’opposto della fede, ma si dimentica che la maggior parte delle persone non la comprende: la accetta per fede, come un atto di obbedienza. Se uno scienziato lo dice, deve essere vero. Se la scienza lo afferma, non può essere messo in discussione. È la nuova Chiesa, con i suoi papi nei laboratori, i suoi concili nei congressi, le sue eresie da soffocare.

Ma la scienza non è certezza, è solo un insieme di congetture. Teorie che funzionano fino a prova contraria, ipotesi che vengono accettate solo perché non c’è ancora niente di meglio. Si presenta come la luce che dissolve le ombre dell’ignoranza, ma dimentica di dire che ogni nuova scoperta crea nuove oscurità. Ha promesso il dominio sulla natura, eppure l’uomo è più fragile che mai. Ha promesso la conoscenza assoluta, eppure ogni risposta genera mille nuove domande.

Infine, c’è il progresso, il grande mito dell’Occidente. L’idea che la storia abbia una direzione, che ogni passo avanti sia un passo verso il bene, che il futuro sia per definizione migliore del passato. È un’illusione tanto potente quanto pericolosa. Ha giustificato guerre, stermini, genocidi, con la convinzione che tutto fosse necessario per avanzare. Ogni epoca ha i suoi barbari, i suoi selvaggi, i suoi ostacoli da eliminare nel nome della civiltà. I missionari del passato convertivano con la Bibbia, quelli del presente lo fanno con il capitale e la tecnologia. Ma il meccanismo è lo stesso: il mondo deve essere trasformato, piegato, migliorato, senza mai chiedersi se questo miglioramento sia reale o solo un cambiamento di forma.

Il progresso è un treno senza conducente. Non segue una logica, non ha una meta, non risponde a nessuno. Corre e basta, con la frenesia di chi teme di guardarsi indietro e scoprire che la corsa è stata inutile. Ha creato meraviglie e mostri, ha prodotto cure e armi di distruzione, ha dato benessere a pochi e miseria a molti. Ma la sua più grande vittoria è stata convincere tutti che non esiste alternativa.

L’uomo moderno non può immaginare un mondo senza progresso, come il credente medievale non poteva immaginare un universo senza Dio. Accetta ogni nuova invenzione senza chiedersi se serva davvero. Si sottomette a ogni nuova tecnologia senza chiedersi chi ne trarrà vantaggio. È un fedele devoto, ma non lo sa.

E allora, cosa resta? Resta il dubbio. L’unico vero atto di libertà è smettere di credere. Non nell’intelligenza, non nella scienza, non nel progresso, ma nella loro inevitabilità. Resta la possibilità di guardare il mondo senza le lenti del mito, di smettere di correre verso un futuro che nessuno ha deciso, di accettare che non esiste un destino, ma solo scelte. E forse, per la prima volta, di essere davvero padroni di se stessi.

“La stupidità, a differenza della ricchezza, è equamente distribuita”

“Ci vantiamo di aver smascherato gli dèi, ma abbiamo solo cambiato pantheon: atomi, equazioni, intelligenze artificiali”

“Il progresso è il mito dell’uomo che si illude di aver trovato il suo posto nell’universo”