Domenico Riccio - Elia

Nella polvere dei deserti e tra le voci dei monti, Elia si erge come il Prescelto, colui che porta la parola dell’Eterno agli uomini. Ma la sua missione non è fatta solo di rivelazioni, è un cammino tra i misteri della fede, le prove dell'anima e la grandezza del sacro. In questo primo volume della “Trilogia della Profezia” (Elia, Samuele, Geremia), l’autore ci conduce in una narrazione che intreccia il destino del profeta con le forze che governano il mondo, sollevando domande che toccano le corde più profonde della natura umana e divina. Con uno stile solenne, evocativo e intriso di sacralità, “Elia” non è soltanto un viaggio nel cuore dell’antichità, ma un invito a contemplare il mistero dell’esistenza e la volontà di un Dio che tutto vede, tutto conosce e tutto comanda. Un’opera che trascende il tempo e lo spazio, destinata a rimanere incisa nell’anima di chi la legge.

Indice
L’Opera
Elia – La chiamata del prescelto
L’Autore
Elia
Conquista te stesso
L’inizio del viaggio
L’incredulità dell’uomo
Il delirio
Il pensiero di Dio
Io non voglio avere ragione
Voi siete quello che dite
La storia che non fa la storia
I mille nomi della morte
La prima profezia
Fuori dal sé
La saggezza della sconfitta
I due spiriti
Io non sono nessuno
Le domande dello stolto
Quando tutto ebbe inizio
Mille volte ancora
Eliseo
Chiram
Il silenzio delle parole
Davanti al popolo
La ragione del torto
Lo spirito prima del corpo
Gerusalemme
La pietra
Confido nel Signore
Il ritorno all’uomo

L’inizio del viaggio
Così inizia la storia di Elia il Tisbita.

E la sua storia è esemplare per il popolo. Per questo io la racconto. Per questo vi insegno la storia di Elia, la mia storia. Di quando gli fu rivolta la parola dall’Eterno. E con le sue parole. E gli fu rivolta dall’Eterno per primo e non dal Signore. Perché le parole fossero rivolte per l’eterno e non per quel tempo.

Egli parlò sotto Acazia, figlio di Acab e Gezabele, re di Israele.

«La parola di Dio scese su di me. La notte trovò la mia porta. Entrò dalla porta, come se fosse in casa sua. E ne era Signore, di quella casa; che non era mia, eppure mi era stata affidata; eppure io ne ero parte.

E come vi dormivo, allo stesso tempo vegliavo e pregavo. Non seppi mai quale era il mio stato. Per questo era unico e per questo mi fu rivolta la parola.

Affinché io vi dica fin da principio: dormite, pregate e vegliate. Perché il tempo del mondo non vi inganni, e siate riposati all’ora del mattino e non vi si veda agitarvi inutilmente, perché non è l’agitazione e la frenesia che sono gradite al Signore. Quella è solo l’ipocrisia di chi si lacera le vesti in gesti inutili.

Pregate perché il Signore vi sarà sempre a fianco. Ed io sarò il vostro santo.

Nei tre modi che intenderete il Signore.

Io sono il santo dei primi, del popolo eletto, degli anziani, dei guardiani dell’arca e degli edificatori del tempio.

Io sono il santo dei secondi, dei colonizzatori della terra, degli aumentatori, dei custodi delle scienze dell’uomo.

Io sono il santo dei figli che arrivano per ultimi, che sono irrequieti, che sono nella giovinezza e che non vedono il mondo, che rompono i vasi sulla terra.

Io sono Elia e il mio Dio è il Signore, io sono Elia il Tisbita, Elia dell’Oreb, Uno degli Inviati.

Io sono grande presso i tre popoli di Dio ed io sono il tre volte grande presso tutte le genti che seguono l’unico Dio.

Perché Dio mi ha conosciuto prima che io nascessi. Come è comune agli uomini e per coloro che non sono uomini e per quanti non ne mantengono coscienza».

Perché il Signore Iddio stesso parlò ad Elia.

«Tu sei opera mia. Prima che tu nascessi e prima che ti formassi nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto ed ho imposto il mio sigillo sul bambino. Per questo nascerai prima degli altri, perché non saranno le leggi della natura il tuo limite. Tu sei la volontà di Dio e la parola di Dio in mezzo alle nazioni. Per questo io non attenderò la luna per la tua nascita né la levatrice.

Ed ogni volta che io vorrò tu rinascerai. Perché ciò che è stato può essere ancora, e così sarà ogni volta che io vorrò.

E ciò che è stato, rimarrà stabilito in eterno ed io la chiamerò storia dell’uomo e della terra che gli ho affidato e del mondo che chiami universo.

Perché esso conterrà la sua storia e la storia dell’uomo ed ogni attimo ed ogni palpito di vita troverà la pietra nella quale sarà infisso in modo indelebile e sarà stele sul cammino del viandante.

Tu parlerai all’uomo ed a tutti gli uomini che io ti invierò davanti, nel tuo cammino. Incontrerai gli uomini e parlerai loro, le parole che io ti dirò, tu dirai loro».

«Ma Signore, non so parlare», rispose Elia.

«Le parole che io ti dirò, tu dirai loro. Perché tu sei il mio profeta ed araldo ed annuncerai agli uomini il seguito della loro storia. Ed essi ti crederanno e crederanno al Signore. Se non crederanno, non conosceranno il Signore. Ed allora tu li lascerai nella loro ignoranza e la loro ignoranza non sarà disdoro al tuo nome. Andrai avanti».

«Ma come potrò fare quello che mi chiedi? Io sono solo lo spazio fisico che il mio corpo occupa».

«Conquista te stesso e dominerai il mondo».

«Signore, io sono pronto».

«No, non sei pronto. Perché nessuno è pronto e sei uomo. Ma io stesso ti ho fatto uomo fra gli uomini e ti ho fatto forte fra gli uomini».





Quando si svegliò, era Elia il Tisbita e parlava con Dio.

Di lui si erano impossessati i demoni. Il suo corpo era sconquassato dai tremori e fremeva terribilmente.

Ma egli non aveva bisogno del corpo. Così, infatti, diceva a se stesso: «Il talento non serve. L’attitudine porta alla rovina. La disciplina, invece, ti fa vincere, Elia. L’intelligenza la puoi conoscere, giammai, però, la puoi comprendere.

Chi costruisce le mura più spesse e quelle più alte: ecco il Signore delle città dell’uomo. Chi irreggimenta il fiume e lo piega ai suoi voleri: questi è il Signore delle acque. Chi istruisce gli armati e dispone gli uomini in truppe: ecco il Signore degli eserciti».

Così fu il mondo prima di Elia. Così ebbe inizio la sua storia. Così ebbe inizio la storia.

Fu quindi l’Altissimo a spezzare il sonno ed a chiamare da questo Elia. Egli disse: «Elia svegliati! Alzati, perché dovrai prendere un lungo cammino. Quanto è stato fino ad oggi, non dovrà essere più per l’avvenire. Ti farò passare per le città degli uomini e del tuo transito si serberà memoria. Con le tue mani aprirai le porte e questo farai prima di attendere ai piedi del monte. Da qui sorgerai lieve, ma non senza difficoltà».

Elia rispose: «Eccomi Signore, comanda il tuo servo».

E fu così che Elia sorse nella città. E si eresse a profeta di Dio. Dove prima fu stato nascosto, ora era manifesto. Visibile, l’invisibile.

Ne vennero i padri. Questi giunsero a lui nel numero di duecentosessanta con i loro servi; in tutto assommavano a tremila, e chiesero ad Elia: «Se tu sei il profeta di Dio e dici il vero, dacci una legge. Vedi noi siamo in lotta l’uno con l’altro e le famiglie sono divise».

Ma lo sguardo di Elia fu preso dal cielo, al quale restituì le parole che gli venivano dentro. Si sentì urlare: «Signore che hai fatto! Mi hai ghermito con l’inganno? Era questo che volevi da me? Volevi forse che mi dispiegassi nelle umane facezie e che ne usassi di mie?». Poi, rivolto alla folla, disse: «Cani e lebbrosi, non vi basta mai abusare della pazienza di Dio! Il Signore vi diede una legge sotto al Sinai, perché voi adoravate una vacca. Ma voi volevate un simulacro da idolatrare. E la legge avete portato come statua di Dio, come figura dell’Onnipotente. Egli vi annienterà nell’ultimo giorno».

Detto questo, si ritirò. Ma questa volta non si chiuse nel buio della sua stanza, lasciò bensì che i pensieri si asciugassero al sole sulla pietra e sulla sabbia fuori dalla città in preghiera e attesa.

E di nuovo la Luce parlò ad Elia. Disse: «Non è forse cosa buona la legge dell’uomo se ben interpretata? Non dice cose opportune e non rimette i debiti alle vedove?».

Allora Elia disse: «Ecco, io non vi darò una legge. Perché una sola è la legge: la semplicità. Perché la semplicità è di Dio e nella complicazione si annida Baal-Zebub.

Ma vi darò una parola: e chi la intenderà, potrà seguirla; a questi indicherà il cammino».





Così disse Elia ed iniziò il suo ministero tra gli uomini.