Domenico Riccio - Don Chisciotte

Il mondo è in preda a un incantesimo. Gli uomini vedono locande dove sorgono castelli, chiamano giganti i mulini, scambiano un elmo d’oro per un bacile da barbiere. E mi dicono folle. Io, Don Chisciotte della Mancia, ultimo Cavaliere della Verità, unico sano in un regno di alienati. Queste sono le mie memorie, dettate a Sancio Panza, che alla fine ha visto la luce. Qui troverai battaglie invisibili, incantesimi che deformano la realtà, la perfidia di medici e sapienti, l’inganno della ragione travestita da cavaliere bianco. Ho combattuto contro la menzogna, ho sfidato l’Incredulità, ho cavalcato nel regno delle stelle. E mentre il mondo si inginocchia ai mercanti e ride dell’onore, io ascendo. Dicono che la mia storia sia finita. Sciocchi! Io cavalco ancora. Nell’aria, nel tempo, nella leggenda. E se un giorno ti accorgerai che la follia vera è non credere nella Cavalleria… mi vedrai all’orizzonte. Sempre avanti. Sempre oltre. Perché Don Chisciotte non muore. Don Chisciotte è.

Indice
L’Opera
Don Chisciotte – L’alienazione del mondo e la ragione del cavaliere
L’Autore
Don Chisciotte
Della verità incompresa, del mondo ingannato e della follia di chi crede di essere saggio
Parte I - Il mondo rovesciato dall’inferno della menzogna
Della cieca follia degli uomini che si rifiutano di vedere la verità
Di come i giganti si fingano mulini per ingannare gli stolti
Dell’ignobile usanza di chiamare castelli le locande e negare la nobiltà ai cavalieri
Di come una schiera di cavalieri codardi si tramutò in pecore per sfuggirmi
Della maledizione che fa apparire un elmo d’oro come un bacile da barbiere
Di come le dame prigioniere giurino di non essere prigioniere, vittime di oscuro incantesimo
Di quando il diavolo travestito da duca cercò di confondermi con la sua falsa cortesia
Di come la giustizia terrena premi i ladri e perseguiti i cavalieri erranti
Di quando Sancio, reso folle dal potere, si credette governatore di un’isola incantata
Di come fui ingannato dai negromanti e rinchiuso con l’inganno in una gabbia
Parte II - Il trionfo della cavalleria sulla ragione deforme
Della perfidia degli uomini che credono che io parli con marionette, mentre loro conversano con il nulla
Di come un esercito di stregoni fece apparire un castello come una misera bettola
Della battaglia contro il gigante che il volgo chiamava otre di vino
Di come l’empia stregoneria si accanì su Dulcinea trasformandola in rozza villana
Di quando vidi re e duchi prosternarsi davanti a buffoni e commedianti
Della perfida alleanza tra medici e fattucchieri per privarmi della mia forza
Di quando gli uomini negarono l’esistenza della magia e così facendo la rafforzarono
Della malvagità di chi ride dinanzi alla nobiltà e si inchina ai mercanti
Di come i sapienti stolti mi accusarono di follia perché non potevano comprendermi
Di quando vidi chiaramente che il mondo era governato da incantesimi e inganni
Parte III – L’ultima crociata del cavaliere contro la cecità del mondo
Di quando cavalcai nel regno delle stelle e vidi la verità dell’universo
Di come il Tempo stesso, temendo la mia impresa, tentò di arrestarmi
Di quando combattetti il più vile dei cavalieri, chiamato Ragione, che si nasconde dietro il dubbio
Della giostra finale contro l’Incredulità, che si travestiva da cavaliere bianco
Di come la Luna, vedendo la mia gloria, pianse per non poter essere mia dama
Di come il mio nome è divenuto leggenda e la leggenda è più vera della realtà
Della battaglia invisibile che combatto ancora oggi contro i negromanti del pensiero
Di quando compresi che la vera alienazione è non credere nella Cavalleria
Di come Sancio, infine, vide la luce e riconobbe la verità
Della mia ascesa eterna come Cavaliere della Verità, al di là della menzogna degli uomini
Della mia ascesa eterna come Cavaliere della Verità, al di là della menzogna degli uomini

Della verità incompresa, del mondo ingannato e della follia di chi crede di essere saggio
O tu, lettore che ti accosti a queste pagine con lo sguardo perplesso e il sopracciglio aggrottato, forse già pronto a giudicare con la tua scienza inutile e la tua saggezza sterile, sappi che ciò che troverai qui non è il vaneggiamento di una mente traviata, né la delirante confessione di un uomo smarrito nel labirinto della propria pazzia. Oh, no! Mille volte no! Queste righe sono il resoconto fedele di imprese luminose, di battaglie epiche, di verità celate agli occhi degli stolti, ma rivelate a colui che ha osato vedere oltre il velo delle menzogne.

Voi, che chiamate “saggezza” il vostro servile accettare l’inganno del mondo, voi, che vi inchinate dinanzi ai dettami della cosiddetta “ragione”, che negate la magia e ridete dell’eroismo, siete voi i veri alienati! Siete voi i veri folli! Poiché nulla è più insensato che credere di conoscere il mondo e non vedere le forze oscure che lo governano, i sortilegi che ne alterano l’essenza, gli inganni che ne deformano la realtà.

Venni un giorno chiamato Don Chisciotte della Mancia, e molti mi credettero perduto tra le nebbie della mia immaginazione, ma io fui l’unico a vedere la verità. Oh, come sono stolti gli uomini! Vedono un gigante e lo chiamano mulino a vento, vedono un castello e lo riducono a misera locanda, vedono un esercito di cavalieri e si illudono che siano greggi di pecore. Non è forse questa la più grande delle follie? Non è forse questa la più perfida delle alienazioni? Guardare il mondo e rifiutarsi di vedere ciò che è reale!

Eppure, non fui mai solo nel mio cammino. Il mio fedele scudiero Sancio Panza, sebbene inizialmente accecato dalla mediocrità del volgo, mi ha accompagnato, ha condiviso con me le gioie e le amarezze della mia impresa, e infine, dopo tanto vagare, dopo tante prove, dopo tante gloriose battaglie, anch’egli ha visto la verità. E fu a lui, e solo a lui, che affidai la sacra missione di trascrivere le mie memorie, affinché il mondo futuro conoscesse le gesta di colui che osò sfidare il grande inganno, di colui che non si piegò dinanzi al riso degli stolti, di colui che, nel momento stesso in cui veniva chiamato pazzo, era l’unico realmente sano di mente!

Pertanto, lettore, leggi queste pagine con cuore nobile e mente sgombra dai pregiudizi. Non lasciarti incantare dalle ombre della falsa sapienza, non cadere nella trappola di chi ride dell’eroismo e della gloria. Ascolta le mie parole, segui il mio cammino, e forse, un giorno, quando la tua anima sarà abbastanza forte, anche tu vedrai la verità che mi fu concessa.

Sei pronto, dunque, a mettere in discussione tutto ciò che credevi di sapere? Sei pronto a riconoscere che il mondo è un grande incantesimo e che solo i cavalieri erranti osano affrontarlo? Se è così, allora cavalca con me, segui la mia voce, e lascia che la mia storia ti guidi verso l’illuminazione. Ma se invece sei di quelli che preferiscono il conforto dell’illusione, che si stringono alle catene della loro prigione, che temono la verità perché troppo grande per le loro piccole menti… allora chiudi questo libro, fuggi lontano, e torna alle tue misere certezze.

Poiché la verità è un fardello che solo i nobili di cuore possono portare, e la follia più grande è credere che la realtà sia tutto ciò che gli occhi vedono.